ETICA VENATORIA: la parola al prof. Franco Perco

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  • marco s
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    • Apr 2009
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    • buttigliera alta (TO)
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    #1

    ETICA VENATORIA: la parola al prof. Franco Perco

    Ogni cacciatore ha in testa la sua definizione di vera caccia. Purtroppo seguendo questa linea di pensiero, che indubbiamente piace, non riusciremo ad ottenere una definizione condivisa della caccia.


    La legge nazionale ha reso un cattivo servizio definendo giuridicamente “caccia” anche il prelievo illegale nonché la cattura non autorizzata.
    Caccia è, secondo la legge, qualsiasi atto, anche tentato, di manipolazione fisica di alcune specie di mammiferi e uccelli, che li privi stabilmente o temporaneamente della loro libertà.
    Tuttavia nessun cacciatore se la sentirebbe di affermare che togliere di mezzo un astore piombato in un pollaio (per farsi giustizia da sé) oppure derubare un pellegrino delle sue uova per allevarne i piccoli siano forme di caccia. Prelievo illegale, va bene. Ma nobile arte, caccia, proprio no. E in effetti non è possibile dar loro torto.

    Possiamo chiarire meglio il concetto di caccia, pur in senso restrittivo, seguendo questi punti che sono caratteri distintivi dell’attività venatoria:

    1. il divertimento (attività ludica);
    2. la tecnica speciale;
    3. i rituali.


    Il divertimento

    Non si va a caccia perché lo ha ordinato il medico. Se il prelievo di un soggetto faunistico è economia o lavoro (per esempio l’eliminazione degli storni da un frutteto) non è caccia.
    L’attività venatoria comporta un certo qual piacere, una tensione emotiva, un desiderio passionale di prendere un determinato animale. Non dobbiamo a questo punto farci fuorviare dal concetto negativo che, spesso, il termine divertimento porta con sé. Almeno nella nostra cultura.
    Divertirsi significa troppo spesso fare le cose in modo superficiale, con poca intensità. Ma ciò è sbagliato perché bisogna essere seri. Così pensano in molti.
    Dire “lo fa per divertimento” è una condanna inappellabile.
    Eppure il divertimento è la marcia in più degli organismi intelligenti. Anche gli animali si divertono. Il lupo piange forse quando caccia? E il nostro cane?
    Al di là della definizione di intelligenza, resta il fatto che in psicologia è noto che la capacità di giocare e divertirsi molto è una dote umana nobile, utile, importante e necessaria.
    Divertirsi è allontanarsi momentaneamente da ciò che siamo. La caccia è allora un ripristino transitorio di ciò che ancora c’è di animale in noi.
    Questo recupero della ferinità, questo richiamo della foresta non dovrebbe dispiacere tanto agli animalisti più integrali.
    Il cacciatore fa paura a molti “cittadini”, forse perché in essi intravedono ancora un legame arcaico con un mondo rifiutato. Che temono. Il cacciatore è diverso da loro: entra ed esce nel selvaggio, è capace di varcare la soglia della bestialità, di ridivenire per un certo tempo animale per ritornare poi nella società umana. Per forza fa paura. E se si portasse dietro, nel mondo civile, quelle stesse violenze, passioni e tensioni che gli hanno permesso di vincere nella foresta? La foresta è lo spazio iniziatico dove scomparire temporaneamente, ma necessario ed indispensabile proprio per riaffermare, emergendone, la propria umanità. Sono veramente umane le persone che vivono, crescono e muoiono nelle nostre città, senza mai aver visto, provando piacere, un cervo o uno scoiattolo?
    Divertirsi nel nostro caso significa cambiare, ricordarsi della propria natura animale. Ma tornare poi uomini. Come nel gioco si ridiventa bambini senza rinunciare ad essere, di nuovo e purificati, adulti.
    Non è indispensabile andare a caccia per varcare la soglia della bestialità. Si può farlo anche in altri modi. Osservare, scoprire, percorrere in silenzio e con rispetto la natura. Tutti i punti di vista vanno bene, basta conservare.


    La tecnica
    Attenzione. La tecnica è il correttivo indispensabile alla naturale bestialità e violenza della caccia.
    Il problema intuito da molti cacciatori ma mai bene espletato, è che la caccia non deve portare a uno strapotere sulla selvaggina. Quando le distanze fra uomo cacciatore e animale preda sono enormi non c’è caccia, come nel caso del fagiano pronta caccia. Non si tratta di non avere una via di scampo, dato che l’uomo cerca sempre e comunque di avvantaggiarsi sulla preda, come del resto anche il lupo. Si tratta di non esagerare la supremazia o di rinunciare addirittura quando la differenza è oggettivamente enorme. Per esempio cacciare le lucertole. E’ caccia se il predatore è un bambino. Non lo è se si tratta di un adulto. E’ solo tiro a segno.
    E questo vale appunto se le prede sono troppo facili, abbondanti e confidenti. Si rinuncia, ci si creano difficoltà proprio per creare quel giusto rapporto di potere, recuperando valori di selvaggio.
    E selvaggio deve essere. Per questo sono diseducanti quelle forme di prelievo corrente dove d selvatico non c’è più nulla.
    Il cacciatore più sensibile lo avverte, ne è conscio e cerca di recuperare il proprio senso della selvaticità. Ma non vi riesce perché quello spazio non consente il cambiamento speciale e fecondo dall’uomo all’animale e di nuovo all’uomo. A fagiani pronta caccia si è solo uomini. Troppo uomini. Totalmente superiori e onnipotenti che non può esserci empatia con quegli animali. Sono solo bersagli, polli colorati.
    Nulla di sbagliato, ma un’attività che non è definibile come caccia e che si dovrebbe fare solo e soltanto in appositi centri. Non nella natura.


    I rituali
    La seconda correzione alla naturale aggressività della caccia sono i rituali. Essi sono necessari e indispensabili proprio perché la caccia non è una forma economica di sostentamento, ma recupero di animalità. La tecnica è importante per armonizzare il potere del predatore sulla preda, ma non basta. E’ necessario che tra cacciatore e selvatico vi sia un rapporto di vicinanza emotiva, di empatia. Empatia significa capire ciò che altri provano, immedesimarsi.
    Immedesimarsi nell’animale selvatico, quasi mai personalizzato come il domestico per cui si prova affetto, non impedisce di cacciarlo, pur comprendendo che esso può provare paura, dolore, sofferenza. L’empatia permette di premere il grilletto, ma con rispetto. Prima e dopo.
    Bisogna farsi perdonare. Quell’animale che ha dato tanta gioia non è un pezzo di carne, un trofeo, un reperto. E’ simbolicamente parte della nostra natura selvaggia in parte modificata, ma che deve essere onorata, fatta rivivere nel pensiero e nel ricordo.
    Un rituale è un insieme di atti, gesti, posture, abiti e parole che imprimono ad una situazione una certa importanza e solennità.
    Fra i cacciatori di ungulati di formazione mitteleuropea i rituali sono complessi e codificati. Sconcerta piuttosto l’assenza di rituali nelle forme di caccia nazionali e tradizionali. D’accordo, non la parata, la distesa e il discorso ufficiale del capo caccia. Ma perché non solennizzare con un momento di raccoglimento quelle due o tre beccacce, quel fagiano o quella lepre?
    Appoggiati a terra, con le piume e il pelo lisciati, e noi in piedi con il capo coperto. Mentre il cacciatore più autorevole loda, critica, rincuora. Farebbe male alla caccia?


    In conclusione. La definizione di caccia quale prelievo ludico-sociale basato sull’empatia tra uomo ed animale e dotato di tecniche non invasive e rituali adeguati sembra, pur in senso riduttivo, la migliore che oggi possiamo offrirci quale punto di partenza per una matura riflessione sulla nobile arte.
    L'indulgenza verso sé stessi induce ad essere accondiscendenti verso le scorrettezze altrui. Gamsbart Power
  • marco s
    ⭐⭐⭐
    • Apr 2009
    • 2839
    • buttigliera alta (TO)
    • kurzhaar Aris kurzhaar York Kurzhaar Miss Lilly

    #2
    Ringrazio l'amico Franco Perco di Trieste per avermi concesso questo riassunto del suo articolo pubblicato su "cacciare a palla" del 2008.
    Nella foto lui è quello alto e di nobile aspetto. Quello con la faccia da beccamorto sono io!![:D]
    File allegati
    L'indulgenza verso sé stessi induce ad essere accondiscendenti verso le scorrettezze altrui. Gamsbart Power

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    • Alessandro il cacciatore
      🥇🥇
      • Feb 2009
      • 20199
      • al centro della Toscana
      • Deutsch Kurzhaar

      #3
      Originariamente inviato da marco s
      Ringrazio l'amico Franco Perco di Trieste per avermi concesso questo riassunto del suo articolo pubblicato su "cacciare a palla" del 2008.
      Nella foto lui è quello alto e di nobile aspetto. Quello con la faccia da beccamorto sono io!![:D]
      Marco mi cominci a stare sulle balle...[:-golf]
      Hai le foto con tutti i mei "miti" Rigoni Stern, Perco...
      Ars venandi est collectio documentorum, quibus scient homines ad opus suum deprehendere animalia non domestica cuiuscumque generis vi vel ingenio. (Fridericus II Imperator 1194-1250)

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      • marco s
        ⭐⭐⭐
        • Apr 2009
        • 2839
        • buttigliera alta (TO)
        • kurzhaar Aris kurzhaar York Kurzhaar Miss Lilly

        #4
        Originariamente inviato da Alessandro il cacciatore
        Marco mi cominci a stare sulle balle...[:-golf]
        Hai le foto con tutti i mei "miti" Rigoni Stern, Perco...

        Sono stato solo terribilmente fortunato! Le mie passioni, caccia e letteratura, mi hanno portato ultimamente a spostarmi un po' e così ho potuto incontrare delle persone eccezionalmente disponibili nell'Ars Venandi di Riva del Garda. Con Perco è impossibile non fare amicizia: possiede un'eleganza e una cultura senza pari, ma affronta le persone con altrettanta cortersia e spontaneità. Insomma è un prof. che non viaggia a un metro da terra. Davvero eccezionale.
        L'indulgenza verso sé stessi induce ad essere accondiscendenti verso le scorrettezze altrui. Gamsbart Power

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        • pippo 39
          ⭐⭐
          • Feb 2010
          • 701
          • PS1-RN2
          • setter inglese

          #5
          Il prof. Perco è il docente che la provincia di Pesaro si avvale per i corsi di abilitazione per selecontrollori, tutte le persone che conosco che hanno frequentato i corsi sono rimasti affascinati e ne parlano in maniera entusiasta.<O:p</O:p
          ciao filippo.

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          • PAOLOPIERO
            ⭐⭐⭐
            • Jan 2009
            • 1604
            • VALDOBBIADENE (tv)
            • ANNOVERIANO

            #6
            Quell'articolo lo avevo letto. Il Dott. Perco lo conosco da parecchio tempo e fra l'altro il primo corso per selezionatori che ho frequentato (in provincia di Treviso) è stato tenuto proprio dalui e dalla sua staff. E' una persona squisita. Bravo Marco per aver postato questo "riassunto" che tutti i cacciatori dovrebbero leggere e, se non altro, riflettere.
            Ciao.
            Paolo
            Se vi capita ancora la possibilità di innamorarvi, afferratela, ogni volta. Potrete vivere tanto da pentirvene, ma non troverete mai niente di meglio e non saprete mai se vi tornerà a capitare un'altra volta. (joseph Heller)

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            • cino.filo
              ⭐⭐
              • Apr 2008
              • 315
              • firenze
              • spinone

              #7
              Il denso scritto sul concetto di caccia del prof. Perco merita una approfondita discussione tra tutti noi. Ho sempre ritenuto che senza una base culturale condivisa, quindi salda e forte, all'interno del mondo venatorio, si sarebbe verificato ciò che accade tutti i giorni ovvero la frammentazione interna che significa debolezza verso l'esterno. Il mondo venatorio di fronte alla difficoltà di unire, ha reagito con la frammentazione al fine di semplificare, di qui ad es. le svariate, troppe, associazioni venatorie di ogni genere, sempre in dissidio tra loro. Altre volte la reazione alla difficoltà di definizione della propria identità è stata la confusione e di conseguenza l’accogliere tutto ed il suo contrario. Del resto questo stesso sito accoglie tanti punti di vista differenti, pur rappresentando solo una parte dei cacciatori e cinofili. Mi piacerebbe che la funzione principale di queste pagine fosse proprio quella di discutere per migliorarci.
              Io comunque non parlerei di etica bensì di identità, concetto più ampio, ma anche più complesso da definire, che pone la questione: io cacciatore chi sono e come definisco me stesso e la attività che pratico, quali le sue ragioni e quali i limiti.<O:p></O:p>
              Ringrazio Marco S. per il contributo molto stimolante.<O:p></O:p>
              Saluti<O:p></O:p>

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              • scagno
                ⭐⭐
                • Mar 2008
                • 543
                • Sicilia

                #8
                Non mai letto nulla di così profondo sulla caccia. Complimenti al prof Perco(che tral'altro scusate l'ignoranza non mai sentito parlare di lui)

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                • marco s
                  ⭐⭐⭐
                  • Apr 2009
                  • 2839
                  • buttigliera alta (TO)
                  • kurzhaar Aris kurzhaar York Kurzhaar Miss Lilly

                  #9
                  Originariamente inviato da cino.filo
                  Mi piacerebbe che la funzione principale di queste pagine fosse proprio quella di discutere per migliorarci.
                  Io comunque non parlerei di etica bensì di identità, concetto più ampio, ma anche più complesso da definire, che pone la questione: io cacciatore chi sono e come definisco me stesso e la attività che pratico, quali le sue ragioni e quali i limiti.<O:p</O:p
                  Saluti<O:p></O:p>
                  Mi piace molto la tua proposta perché credo che alla base di tutto il discorso ci sia proprio l'identità del cacciatore: chi è e perché si pratica la caccia... tra l'altro era il titolo di un libro che ho letto un po' di anni fa.
                  Molti ambientalisti dovrebbero capire che il cacciatore moderno non è solo un mero predatore... ma dovrebbero farlo anche molti cacciatori!!!
                  Purtroppo l'unità è difficile da raggiungere perché sono tantissime le forme di caccia e spesso hanno poco in comune (pensiamo alla caccia di selezione, piuttosto che la caccia al coniglio o ai tordi o al cinghiale).
                  Sarebbe bene però che, ognuno nel proprio settore, i cacciatori imparassero ad agire con gli stessi scopi, magari nell'ottica della gestione attiva del territorio.

                  ---------- Messaggio inserito alle 01:08 PM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 01:06 PM ----------

                  Originariamente inviato da scagno
                  Non mai letto nulla di così profondo sulla caccia. Complimenti al prof Perco(che tral'altro scusate l'ignoranza non mai sentito parlare di lui)
                  A dir la verità quando ho letto queste pagine la prima volta ho pensato la stessa cosa: non avevo mai letto nulla di simile e non ci avevo mai riflettuto davvero su!
                  L'indulgenza verso sé stessi induce ad essere accondiscendenti verso le scorrettezze altrui. Gamsbart Power

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                  • randagio
                    ⭐⭐⭐⭐
                    • Nov 2007
                    • 12293
                    • Tuscany.
                    • Bracco francese dei Pirenei Nedo e Dino

                    #10
                    [:-golf]Ho avuto il piacere di conoscere il Proff. Perco in una tenuta quì da noi, ho avuto l'impressione di averlo conosciuto da sempre, ci siamo scambiati poche parole soprattutto per l'arma che usavo io e con sorpresa anche lui mi a detto di usare il solito calibro, persona correttissima parla sempre con voce pacata e ti mette subito a tuo agio. Un Grande!
                    [fiuu] E' la Somma che fa il Totale. (Totò) [:-bunny]

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                    • Alessandro il cacciatore
                      🥇🥇
                      • Feb 2009
                      • 20199
                      • al centro della Toscana
                      • Deutsch Kurzhaar

                      #11
                      Originariamente inviato da scagno
                      Non mai letto nulla di così profondo sulla caccia. Complimenti al prof Perco(che tral'altro scusate l'ignoranza non mai sentito parlare di lui)

                      Se riesci a trovarlo leggi "Il Capriolo". Nonostante il testo scientifico, ti farai tante risate per la sottile ironia e per il modo di scrivere di Perco.
                      Te lo assicuro.[;)]
                      Ars venandi est collectio documentorum, quibus scient homines ad opus suum deprehendere animalia non domestica cuiuscumque generis vi vel ingenio. (Fridericus II Imperator 1194-1250)

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                      • Barbe
                        ⭐⭐
                        • Jul 2007
                        • 542
                        • Torniella, Grosseto, Toscana.
                        • Setter inglese

                        #12
                        Finalmente mi sento orgoglioso e non "orgoglione". Saluti, barbe.
                        Barbe

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                        • marco s
                          ⭐⭐⭐
                          • Apr 2009
                          • 2839
                          • buttigliera alta (TO)
                          • kurzhaar Aris kurzhaar York Kurzhaar Miss Lilly

                          #13
                          Originariamente inviato da Barbe
                          Finalmente mi sento orgoglioso e non "orgoglione". Saluti, barbe.
                          [:-golf]
                          L'indulgenza verso sé stessi induce ad essere accondiscendenti verso le scorrettezze altrui. Gamsbart Power

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