Aveva due grandi passioni: il fucile e la bicicletta. Forse, se il fucile gli avesse reso la metà del ciclismo, avrebbe, forse, optato comunque per il fucile. E la caccia fu anche la sua fine, perchè fu durante una battuta in Africa che lo punse l'Anofele del suo destino...
Ma volevo raccontarvi un episodio, quasi folcroristico, senz'altro assai 'naif' che gli occorse negli anni cinquanta. Così come mi è stato raccontato da due diverse fonti.
Fausto Coppi cacciava dove poteva, nei pochi scampoli di tempo che gli allenamenti (Guerra) gli consentivano. Peraltro, bastava che andasse a trovare i suoi vecchi a Castellania, nella collina tortonese, per far su in un paio d'ore sette od otto pernici e un paio di lepri. A quei tempi...
Ma gustò la selvaggina alpina e i Galli in particolare.
Lui era titolare, o cotitolare, di una (allora si chiamavano così) Riserva di Caccia nell'alto Appennino alle spalle del Tortonese: zona fantastica, ricca di Pernici Rosse, Lepri, Beccacce nel passo. Ma era pur sempre zona appenninica con quote massime sui 1.600 metri, vegetazione a bosco di Rovere, Orniello, rari Faggi in quota...
E lui ci mise i Galli! Ripopolò, anzi, tentò di farlo, con Tetrao tetrix quelle plaghe appenniniche sperando nel ...miracolo. Con i soldi quasi tutto è possibile! Non conosco se la selvaggina immessa proveniva da allevamenti specializzati, da catture, non mi è stato precisato.
Comunque, ad evidenza, i Galli sparirono quasi immediatamente dal territorio...
Ciao, Fausto Coppi.
Tetraogallo
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