situazione Starna in Italia

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  • PATO
    ⭐⭐⭐
    • Feb 2011
    • 1970
    • VIGNOLA MO
    • SETTER INGLESI E GRIFFONI KORTAL

    #31
    Starne.la caccia piu bella con cane da ferma. A mio parere in ATC non si riprodurranno mai piu, ci ho creduto per anni,niente da fare troppi inconvenienti,e troppi incompetenti.
    Nel Modenese ne venivano liberate a migliaia,a fine annata non si trovavano neanche le penne.Il pericolo numero uno per la starna viene dal cielo,il secondo l'insediamento industriale del cinghiale,il terzo ma molto pericoloso e' il piombo degli imbecilli. Ho sentito dal nostro amico ligure che nei posti impenetrabili ed interdetti alla caccia,senza pasture idonee ma con una forte possibilita' di sottrarsi ai pericoli riescono a nidificare,questo vuole dire che non e' poi cosi tanto fragile come uccello, si adatta al territorio.Quando si va in campagna si trova di tutto, corvi taccole falchi di ogni specie,poiane gazze tassi gatti cani randagi cinghiali e ora anche il lupo.Penso di averne detto abbastanza. Forse in pochi lo sanno, ai miei tempi si chiamavano guardia caccia ,non vigili provinciali ,oppure vigili di pubblica sicurezza.La differenza sta che un guardia veniva giudicato in base al prodotto della sua zona.Gli animali ed uccellli che ho elencato passavano a miglior vita.Ora moltissimi vigili sono addirittura del WWF.Questo unito al cinghiale e a quelli che sparano a tutto anche quando vanno a beccaccie,tengono il territorio pulito come una piazza di paese. Tutta la selvaggina se si accudisce e si rispetta arriva a nidificare ,puo' succedere che il primo anno facciano le uova fuori dal nido ma non e' una regola. Non e' vero che la starna ami i posti isolati impenetrabili,e' per soppravivenza,lei vive bene dove c'e del coltivato, medicai stoppie incolti e calanchi e anche del bosco perche se insediata a lungo si rifugia li, ma mai nello sporco sempre dove c'e uno spiazzo per svignarsela.Ora guardando questi posti non sono piu abbandonati come 20/30 anni fa e' ritornato un po di vita molti giovani ritornano alla terra,per passione e per esigenza.Ora ci sarebbe la possibilita' di provare veramente ad introdurla,ma gli ordini che vengono dai comitati vanno contro,la caccia in questo momento si chiama solo cinghiale

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    • costa
      ⭐⭐
      • Feb 2009
      • 883
      • Viterbo/San Nicandro G./Monticelli d'Ongina/Crotta d'Adda

      #32
      Originariamente inviato da dioniso
      Puoi darmi dei riferimenti su questo progetto per leggere qualcosa a riguardo? grazie


      Grey partridge demonstration project taking place across several sites in Europe.


      Comunque i primi a riuscirci sono stati gli inglesi.


      https://www.gwct.org.uk/advisory/gui...rey-partridge/

      ---------- Messaggio inserito alle 12:50 AM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 12:31 AM ----------

      Ci si preoccupa sempre dei predatori ma in realtà nelle aree sperdute della Mongolia le starne ci sono e non c'è anima viva che controlla i predatori. È l'ambiente che favorisce la preda o il predatore: i fasianidi nidificano sotto arbusti o ai piedi di piante a ciuffo (es. erba mazzolina); avere prati di un paio di ettari seminati con mix specifici che favoriscano gli insetti, coprano il terreno in alto e lo lasciano pulito sotto fanno camminare i pulcini all'asciutto ed al sicuro dei predatori alati (che vanno nei campi rasati non camminano in un campo di grano alto) e non (la volpe deve setacciare bene il campo, mentre se si lascia una siepe e basta fa poca fatica a trovare il nido).
      Ripeto, quando stiamo male andiamo dal dottore, per i problemi di gestione faunistica bisogna scegliere tecnici bravi. Punto

      ---------- Messaggio inserito alle 01:09 AM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 12:50 AM ----------

      Questi sono gli articoli che dovremmo, noi veri appassionati di natura e fauna, far leggere agli agricoltori italiani.

      La semina su sodo, in confronto alla tradizionale aratura, migliora lo stato di salute generale del terreno e la sua fertilità, anche se a volte nei primi anni di transizione tra il vecchio sistema e il nuovo, le rese produttive unitarie possono diminuire. Questa è l’estrema sintesi dei risultati finali di ben otto anni (2011-2018) […]


      Insieme possiamo vincere in due, ma ci vuole più cultura da entrambe le parti.

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      • bosco64
        ⭐⭐⭐
        • Nov 2011
        • 4545
        • Langhe
        • Basin Bracco Italiano Galitura Bracco Italiano Cicinin Bracco Italiano

        #33
        Originariamente inviato da costa

        [/COLOR]Questi sono gli articoli che dovremmo, noi veri appassionati di natura e fauna, far leggere agli agricoltori italiani.

        La semina su sodo, in confronto alla tradizionale aratura, migliora lo stato di salute generale del terreno e la sua fertilità, anche se a volte nei primi anni di transizione tra il vecchio sistema e il nuovo, le rese produttive unitarie possono diminuire. Questa è l’estrema sintesi dei risultati finali di ben otto anni (2011-2018) […]


        Insieme possiamo vincere in due, ma ci vuole più cultura da entrambe le parti.
        Ho letto l'articolo e sinceramente con la presenza della starna non c'entra nulla. Alla starna ( e non solo ) manca la diversità colturale, non il sistema di lavorazione del terreno. Una coltura intensiva la posso seminare con qualsivoglia metodo , ma sempre intensiva rimane. Invece servirebbe avere un mix di piccoli appezzamenti con colture che vanno dalla vite , alle piantagioni frutticole, ai cereali, ai legumi passando per i foraggi permanenti e stagionali. Il guaio è che questo sistema cozza contro l'uso di macchine agricole efficienti. Se da un anno all'altro i terreni tornassero cosi', riavremmo da subito le starne. Come sopra accennato, i predatori sono l'ultimo dei problemi, perchè se la selvaggina può alimentarsi bene si difende da sola. Ma ad oggi è pura utopia , ed è già buono che si stia riducendo l'uso dei diserbanti.

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        • zetagi
          Utente
          • Aug 2012
          • 2988
          • vercellese
          • setter inglese e labrador

          #34
          Bosco,

          La biodiversità, non potrà mai essere l'intensiva...e pagna con la starna.

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          • costa
            ⭐⭐
            • Feb 2009
            • 883
            • Viterbo/San Nicandro G./Monticelli d'Ongina/Crotta d'Adda

            #35
            Originariamente inviato da bosco64
            Ho letto l'articolo e sinceramente con la presenza della starna non c'entra nulla. Alla starna ( e non solo ) manca la diversità colturale, non il sistema di lavorazione del terreno. Una coltura intensiva la posso seminare con qualsivoglia metodo , ma sempre intensiva rimane. Invece servirebbe avere un mix di piccoli appezzamenti con colture che vanno dalla vite , alle piantagioni frutticole, ai cereali, ai legumi passando per i foraggi permanenti e stagionali. Il guaio è che questo sistema cozza contro l'uso di macchine agricole efficienti. Se da un anno all'altro i terreni tornassero cosi', riavremmo da subito le starne. Come sopra accennato, i predatori sono l'ultimo dei problemi, perchè se la selvaggina può alimentarsi bene si difende da sola. Ma ad oggi è pura utopia , ed è già buono che si stia riducendo l'uso dei diserbanti.
            I fasianidi hanno bisogno di insetti e di copertura del terreno. La semina su sodo e le cover crops favoriscono questo. Se tu metti 10 colture differenti ma tutte su terreno sterile, poi in inverno lasci bello arato di fasianidi ne vedi pochi. La biodiversità non è contrapposta all'intensivo. Si può produrre di più, bene ed in modo sostenibile.

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            • bosco64
              ⭐⭐⭐
              • Nov 2011
              • 4545
              • Langhe
              • Basin Bracco Italiano Galitura Bracco Italiano Cicinin Bracco Italiano

              #36
              Originariamente inviato da costa
              I fasianidi hanno bisogno di insetti e di copertura del terreno. La semina su sodo e le cover crops favoriscono questo. Se tu metti 10 colture differenti ma tutte su terreno sterile, poi in inverno lasci bello arato di fasianidi ne vedi pochi. La biodiversità non è contrapposta all'intensivo. Si può produrre di più, bene ed in modo sostenibile.
              Sono abbastanza vecchio da ricordare sia le starne che le colture. Di queste tecniche innovative ( sulle quali , nelle mie zone , avrei parecchio da ridire ) non c'era traccia , però vivevano sia gli agricoltori che le starne. Oggi vivono e fanno soldi solo i primi.

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              • dioniso
                ⭐⭐
                • Apr 2008
                • 471
                • molise
                • setter inglese

                #37
                Originariamente inviato da costa

                Comunque i primi a riuscirci sono stati gli inglesi.
                Ora che li ho visti mi sono ricordato di averli già letto fa.
                Grazie

                ---------- Post added at 05:08 PM ---------- Previous post was at 04:47 PM ----------

                La semina su sono aiuta, ma non è determinante a mio avviso; oltre ad aumentare gli insetti si lasciano più residui colturali e mai il terreno scoperto, e spesso vengono associate a delle cover crop, che come benefici possono essere paragonate ad una coltura a perderep sia in termini trofici che di rifugio.
                I nocivi fanno danno alla selvaggina ingenua, ovvero quella fresca di voliera, quella che va a costituire una popolazione e ha una sua stabilità, segue una normale dinamica. Cmq più che le volpi e mustelidi i danni enormi li fanno i corvidi, e il cinghiale per predazione ai nidi non è da meno, e su ambienti montani e collinari rovina prati e pascoli rivoltando le zolle e può dare problemi ai nidiacei e giovani che in quei posti trovano insetti indispensabili in quella fase di vita.
                Cmq la parola magica è sempre PIOMBO
                "Lo stile è il baluardo contro cui si infrange la babele
                delle razze che non valeva la pena di selezionare
                per tornare a confondere"
                Giulio Colombo

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                • PATO
                  ⭐⭐⭐
                  • Feb 2011
                  • 1970
                  • VIGNOLA MO
                  • SETTER INGLESI E GRIFFONI KORTAL

                  #38
                  Originariamente inviato da bosco64
                  Ho letto l'articolo e sinceramente con la presenza della starna non c'entra nulla. Alla starna ( e non solo ) manca la diversità colturale, non il sistema di lavorazione del terreno. Una coltura intensiva la posso seminare con qualsivoglia metodo , ma sempre intensiva rimane. Invece servirebbe avere un mix di piccoli appezzamenti con colture che vanno dalla vite , alle piantagioni frutticole, ai cereali, ai legumi passando per i foraggi permanenti e stagionali. Il guaio è che questo sistema cozza contro l'uso di macchine agricole efficienti. Se da un anno all'altro i terreni tornassero cosi', riavremmo da subito le starne. Come sopra accennato, i predatori sono l'ultimo dei problemi, perchè se la selvaggina può alimentarsi bene si difende da sola. Ma ad oggi è pura utopia , ed è già buono che si stia riducendo l'uso dei diserbanti.
                  Bosco credo di essere sempre stato d'accordo con te,ma questa volta proprio no. Nel nostro appennino Emiliano non e' cambiato nulla, ci sono i prati incolti i medicai stoppie vigne.Ma le starne non ci sono piu,non ci si riesce piu ad introdurle.Posso capire in pianura dove il sistema meccanizzato e di pesticidi le ha falcidiate,ma non in collina.Il conto si fa presto a farlo,su una decina di nidiate di fagiani di circa 8/9 esemplari dopo un mese se va bene se ne vedono tre. Per il fagiano pernici e starne i nocivi piu pericolosi sono i rapaci e i gatti rinsalvatichiti.E come ho ribadito sopra il piombo. Se qualcuno e' stato a caccia in Polonia ne sa qualcosa,i primi anni le starne erano selvatiche, ora rimane solamente qualche posto di eccellenza e con numero ridotto,altrimenti sono di voliera.In Italia nessuno ha pensato di vietarla al momento giusto riuscire a mantenere il ceppo autoctono,quello che sarebbe stato il capostipite della rinascita,no sono state isediate fino all'esaurimento. La zona di caccia che frequentavo io per questa caccia cerano sempre dai 5 ai 7 branchi mai meno di 12/13 individui.Da mia esperienza se si vuole introdurre la specie il territorio vuole pulito come si deve,ma la responsabilita' chi se la prende?

                  ---------- Messaggio inserito alle 01:26 AM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 01:23 AM ----------

                  P.S non ho mai creduto ai tecnici faunistici,normalmente non sanno niente di caccia. Bisognerebbe ascoltare di piu quelli che conoscono la materia sul campo non sulla scrivania

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                  • bosco64
                    ⭐⭐⭐
                    • Nov 2011
                    • 4545
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                    • Basin Bracco Italiano Galitura Bracco Italiano Cicinin Bracco Italiano

                    #39
                    Originariamente inviato da PATO
                    Bosco credo di essere sempre stato d'accordo con te,ma questa volta proprio no.
                    Mi sembra normale avere pensieri diversi.Di certo c'è che il piombo , almeno dalle mie parti, avrà sicuramente contribuito a diminuirle, ma non le ha estinte.
                    Come avevo già scritto in altro thread , da noi la caccia è stata chiusa nel 1984. L'ultimo giorno di ottobre, era anche l'ultimo giorno di quell'anno che si poteva sparare alla starna, ne ho inseguito una brigata per l'intero pomeriggio, senza riuscire a portarmi a distanza utile per il tiro. Si involavano sempre oltre i 50 metri. Di brigate autoctone c'è n'erano ancora e dopo cinque anni ,alla riaperture delle zone di ripopolamento e cattura, che si erano create proprio per proteggerle, non si sono più viste. Ma in quegli anni c'è stata l'esplosione dell'uso dei diserbanti totali e una sostanziale trasformazione delle colture che è proseguita negli anni a venire. C'è chi sostiene che la causa maggiore sia venuta dai concimi chimici in granella che venivano scambiati dalle starne come semi. Qualche anno dopo è toccato alle pernici rosse fare la stessa fine e tra la fine anni 90 e metà anni 2000 stessa sorte ai fagiani. Le colture di grano tenero sono state ridotte all'osso, forse ne rimane il 2-3- % di una volta. Quelle di granoturco sparite del tutto ( anche a causa dei cinghiali che hanno scoraggiato chi lo produceva). I prati di foraggio ridotti del 90%. Ora che è tutto coperto a vigna e noccioleto, stanno abbandonando l'uso dei diserbanti. L'erba sta tornado a fare capolino nei filari e qualcosa si sta muovendo in positivo. Certo non è possibile immaginare ad un ritorno del terreno come prima, ma è sempre meglio di niente.
                    PS. Due anni fa sono stato sull'appenino piacentino, anche li non è cambiato niente, ma le starne ancora ci sono anche se non con grandi numeri e le rosse sono ben in salute.

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