GESTIONE GENETICA DELLA RAZZA CANINA BRACCO ITALIA

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  • Fabio
    Utente fondatore
    • Mar 2005
    • 246
    • Livorno, , Toscana.

    #1

    GESTIONE GENETICA DELLA RAZZA CANINA BRACCO ITALIA

    La SABI ha dato avvio ad un importante progetto di ricerca avente per obiettivo lo studio del patrimonio genetico del Bracco Italiano, dando così concreta attuazione all’impegno preso con il programma proposto ai soci prima delle elezioni. Nell’ ambito di una convenzione istituita tra la SABI ed il “CENTRO INTERUNIVERSITARIO DI RICERCA E DI CONSULENZA SULLA GENETICA DEL CANE” è stato commissionato e concordato il seguente programma biennale:
    “GESTIONE GENETICA DELLA RAZZA CANINA
    BRACCO ITALIANO”

    Il programma di ricerca si basa su 3 attività principali

    1. DEFINIZIONE DEI PARAMETRI GENETICI DELLA POPOLAZIONE E ANALISI DELLA VARIABILITA’ GENETICA;

    La caratterizzazione e la valutazione della variabilità genetica possono fornire un utile strumento di indagine per l’individuazione di adeguate strategie nella corretta gestione del patrimonio genetico del Bracco Italiano.
    In tal senso, gli strumenti forniti dalla biologia molecolare consentono di approfondire le conoscenze relative al livello di variabilità ed alla stratificazione genetica della razza.
    Lo studio diretto del genoma consente di integrare le informazioni genealogiche relative alla struttura genetica presente in seno alla popolazione; ciò permette di raggiungere elevati livelli di accuratezza nella stima dei principali parametri demo-genetici che, soprattutto per popolazioni a contenuto effettivo numerico, quali quella oggetto del presente studio, costituiscono gli indicatori fondamentali per la verifica di una corretta gestione delle risorse disponibili.

    Risultati attesi:

    - Realizzazione di un inventario genomico della popolazione in esame comprendente l’insieme delle informazioni molecolari, genealogiche e fenotipiche disponibili.

    - Caratterizzazione genetica della popolazione in esame, a livello di analisi della variabilità genetica within breed.


    2. STIMA DEI VALORI DI CONSANGUINEITA’ E DI PARENTELA;

    La consanguineità risulta dall’accoppiamento di animali parenti. Maggiore è il grado di parentela dei due genitori e maggiore sarà la consanguineità presentata da un loro figlio.
    Il calcolo del coefficiente di consanguineità degli individui (F) è molto utile e deve essere condotto e monitorato in un allevamento, onde evitare gli effetti deleteri che sorgono in seguito ad un uso eccessivo della consanguineità.
    Gli effetti deleteri della consanguineità sono noti universalmente e riassumibili brevemente in tre punti fondamentali:

    1) Geni recessivi rari e indesiderati che in condizioni normali sono allo stato eterozigote e che quindi non disturbano eccessivamente, hanno una maggiore probabilità di esprimersi allo stato omozigote con la comparsa di patologie ereditarie (soprattutto scheletriche, oculari e cardiovascolari);
    2) L’inbreeding riduce la variabilità genetica entro la popolazione che quindi risulta meno suscettibile al miglioramento genetico. E’ chiaro che se tutti gli individui di una popolazione sono geneticamente uguali tra loro, nessuna scelta sensata potrà essere operata con fini selettivi;
    3) Produce un fenomeno chamato “Depressione da inbreeding”: si tratta di una generale diminuzione delle performance medie dei soggetti consanguinei per caratteri produttivi ma soprattutto per i caratteri riproduttivi (nati vivi, tasso di concepimento, fertilità), con evidenti ripercussioni negative sull’allevamento.

    Normalmente l’allevatore cerca di evitare di accoppiare tra loro parenti di primo o secondo grado (parenti stretti), ma non dobbiamo dimenticarci del cosiddetto “Back-ground Inbreeding” ovvero della consanguineità che si accumula di generazione in generazione. Risulta quindi necessario monitorare almeno 4-5 generazioni antecedenti proprio per evitare di raggiungere un livello critico di consanguineità. La conoscenza del valore di consanguineità degli individui, ed un saggio uso dei riproduttori, sono alla base di una razionale gestione dell’allevamento.

    Risultati attesi

    a) Stima dei valori di consanguineità (F) e di parentela.
    Verrà stimato il valore di F per ogni riproduttore esistente nella razza. Verranno stimati i valori di parentela di tutti i riproduttori attualmente in uso.

    b) Analisi dei portatori e della distribuzione della razza per linee genetiche.
    Come applicazione dello studio dei valori di parentele, verranno individuati i riproduttori aventi maggior peso genetico nella razza e si valuterà se la loro esistenza ha comportato una sottodistribuzione della razza per linee genetiche.

    c) Definizione di accoppiamenti programmati volti al controllo della consanguineità.
    In funzione dei valori di parentela, verranno proposti gli accoppiamenti programmati volti a contenere o ridurre il valore di consanguineità.

    3. STIMA DEI PAPAMETRI FENOTIPICI E GENETICI DEI CARATTERI QUANTITATIVI SELEZIONATI A LIVELLO DI RAZZA E DEGLI INDICI FENOTIPICI E GENETICI DEI RIPRODUTTORI;

    Per l’organizzazione un programma di selezione è necessario :

    a) definire gli OBIETTIVI che il programma intende perseguire;
    b) definire i CRITERI di selezione, cioè il metodo per misurare gli obiettivi che si sono scelti;
    c) definire il METODO di selezione, cioè il metodo con cui valutare il singolo riproduttore;
    d) definire lo SCHEMA di selezione, cioè il sistema con cui diffondere il patrimonio genetico dei miglioratori nella popolazione;
    e) valutare il PROGRESSO GENETICO creato.

    Gli obiettivi di selezione, per essere migliorabili, devono :
    - essere realmente interessanti per l’allevatore;
    - non perturbare l’equilibrio biologico dell’animale;
    - essere variabili a livello fenotipico nella razza;
    - avere una variabilità genetica sufficiente.

    Le due ultime informazioni possono essere ottenute stimando alcuni parametri genetici nella razza, quali la variabilità fenotipica dei caratteri, l’ereditabilità (cioè la componente di variazione fenotipica attribuibile alla componente genetica additiva) e le correlazioni genetiche esitenti tra i vari caratteri presi in considerazione per la selezione.

    Risultati attesi

    a) Stima della variazione fenotipica dei caratteri attualmente presi in considerazione per la selezione;
    b) Stima del loro valore di ereditabilità (h2);
    c) Stima delle correlazioni genetiche (r);
    d) Valutazione dell’efficienza selettiva dei caratteri scelti.

    Per poter condurre questa importante ricerca scientifica è necessario il contributo di tutti i soci, i quali dovranno essere disponibili a fornire le genealogie e, successivamente, il DNA dei loro cani. Per quanto attiene alle modalità di invio dei dati documentali (certificati) Massimiliano darà indicazioni prossimamente. Naturalmente la segreteria della SABI è in grado di ricevere i certificati sia tramite fax sia tramite email dal sito ufficiale, nonchè fornire informazioni sulla ricerca stessa.



    [img]immagini/icon_word.gif[/img] il programma di ricerca integrale: Progr Bracco Italiano 28-01-2007 2 anni.doc
    49,15KB



    [img]immagini/icon_excel.gif[/img] Form parentele, scaricate e compilate: fileparentele.xls
    16,12KB
    Fabio Casetti
  • Manuel
    ⭐⭐
    • Jun 2005
    • 578
    • TOGLIANO (UD) - Friul
    • B.I. Aida dell'Angelo del Summano Zampa del Monte Alago Agata Bice Contessa Chimera

    #2
    Sicuramente le opportunità che queste ricerche potranno offrire sono utilissime... credo però che la priorità assoluta al momento sia risolvere il problema code... se non si otterranno risultati sul divieto del taglio dovremmo preoccuparci del fatto che la nostra amata razza morirà... morirà o non potrà più svolgere il lavoro per il quale è nata e che da secoli svolge...

    Allora io dico innanzi tutto risolviamo questo DRAMMATICO ASPETTO e concentriamo le nostre forze... poi ben venga tutto il resto...

    Saluti a tutti.

    Manuel
    Manuel Cacciatore

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    • piccoletto

      #3
      Anch'io sono dell'opinione che la faccenda "code" debba avere la priorità assoluta, ma credo che questo tipo di iniziative non siano in conflitto con ciò che le istituzioni ed enti preposti debbono fare a tal riguardo, per cui non lasciamo nulla di intentato, procediamo tempestivamente a fornire i dati che ci vengono richiesti, sfruttiamo quello che di buono la scienza ed il progresso ci mettono al nostro servizio!
      Ieri, in occasione del prova di Piacenza, il dott. Bellodi ha iniziato con i primi prelevamenti di sangue che sono stati già recapitati all'università.
      Questa è un'altra buona occasione per dimostrare a chi critica il nostro sito senza conoscerlo o solo perchè ci giudica solo un gruppo di inesperti appassionati che non altro da fare che passare delle ore su internet, che invece siamo veramente uniti e solidali fra di noi al solo scopo di far crescere e migliorare la condizione attuale del bracco italiano!

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      • piccoletto

        #4
        Anch'io sono dell'opinione che la faccenda "code" debba avere la priorità assoluta, ma credo che questo tipo di iniziative non siano in conflitto con ciò che le istituzioni ed enti preposti debbono fare a tal riguardo, per cui non lasciamo nulla di intentato, procediamo tempestivamente a fornire i dati che ci vengono richiesti, sfruttiamo quello che di buono la scienza ed il progresso ci mettono al nostro servizio!
        Ieri, in occasione del prova di Piacenza, il dott. Bellodi ha iniziato con i primi prelevamenti di sangue che sono stati già recapitati all'università.
        Questa è un'altra buona occasione per dimostrare a chi critica il nostro sito senza conoscerlo o solo perchè ci giudica solo un gruppo di inesperti appassionati che non altro da fare che passare delle ore su internet, che invece siamo veramente uniti e solidali fra di noi al solo scopo di far crescere e migliorare la condizione attuale del bracco italiano!

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        • Fabio
          Utente fondatore
          • Mar 2005
          • 246
          • Livorno, , Toscana.

          #5
          La speranza è che sia risolta definitivamente e velocemente la problematica delle code, come dice piccoletto, le cose non sono incontrasto. E' come se smettessimo di fare le prove o le esposizioni in attesa del verdetto del ministero! A cosa gioverebbe?
          Ringrazio la disponibilità di Piccoletto che ha recapitato i campioni di sangue. Questa ricerca esiste grazie alla sabi ed è finalizzata al bracco italiano, gli amatori del bracco (soci o non soci)che sono iscritti al sito possono dare un grande aiuto esattamente come hai fatto tu ieri. Mi pare che il sito si sia imposto all'attenzione della sabi proprio per la fattiva capacità di essere un valido strumento per raggiungere i fini stauari e all'attenzione degli appassionati per la possibilità di seguire e partecipare alle vicende della sabi nonchè conoscere la razza.
          Poi se sei un inesperto braccofilo, chattatore solitario, che da una mano, non è un problema!!!!!
          Fabio Casetti

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          • colpetrosa
            ⭐⭐
            • May 2005
            • 748
            • PETRITOLI, FERMO, Marche.
            • BRACCO ITALIANO

            #6
            Sicuramente tanto gli esperti, quanto quelli che non lo sono, possono affrontare un dialogo, un confronto rapido veloce e visibile, in altri modi impossibile se non dopo decenni di frequentazioni dirette di cani, conduttori, appassionati allevatori, di prove, esposizioni e quant'altro ruota attorno al pianeta generico "cinofilia", specifico "bracco italiano", è comunque una grossa opportunità di crescita culturale per tutti.

            TUTTO QUESTO GRAZIE AL SITO

            L'unico handicap, a mio PERSONALISSIMO parere, è che stà diventando talmente ampio con innumerevoli argomenti che diventa difficile seguire tutto in tempo reale.[clap][clap]

            Grazie quindi a chi l'ha ideato, a chi l'ha realizzato ed ai frequentatori che lo tengono in vita.

            Luigi Marilungo

            colpetrosa

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            • Fabio
              Utente fondatore
              • Mar 2005
              • 246
              • Livorno, , Toscana.

              #7
              Avete letto sulla gazetta della cinofilia l'articolo di Villa? Quello che lui auspica sembra parte della ricerca in argomento. Interessante il concetto di salute genetica, oltre a l'aspetto morfologico e l'attitudine al lavoro, d'altronde con le conoscenze che oggi ci sono messe a disposizione dalla scienza non puo essere ignorata nella selezione di una razza. Spesso le "derive genetiche" hanno messo in grave difficolta l'allevamento di razze canine.
              Fabio Casetti

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              • Simdonag

                #8
                Cari amici,
                sono pienamente d'accordo con quanto avete fin qui detto e soprattutto sul fatto che una ricerca gentica sul Bracco possa dare dati asolutamente preziosi per il futuro della rzza. In campo umano si stanno già facndo studi analoghi, per esempio a Pellestrina (Ve)grazie all'Ircss San Camillo, ed i risultati già stanno aprendo nuovi ambitio di indagine sulla salute di una popolazione ristretta all'interno di un ristretto territorio. Non è escluso che questo stesso tipo di lavoro potrà essee fatto con i nostri amatissimi cani. Ad esempio rilevando non solo la variabilità genetica, ma anche i valori di coagulazione, la funzionalità renale, le tendenze a malattie cardiache o a neoformazioni. Insomma una banca genetica apre la strada ad una grande qantità di studi.
                Per il problema code non ci resta che sperare....anche l'attuale delibera resta a pare mio fumosa e ci sono parecchi veterinari che ancora non si fidano a tagliare...e a buon diritto..non si sa mai.
                Ma se in futuro dovessimo accettare le code lunghe, sarmmo disposti a far morire una razza che ha oltre duemila anni di storia, io personalmente NO!
                saluti

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                • Lucio Marzano
                  Lo zio
                  • Mar 2005
                  • 30090
                  • chiasso svizzera
                  • bracco italiano

                  #9
                  riguardo allo studio dell'Università di Pisa, la SABI ha assunto un'iniziativa pilota che spero possa essere seguita da altri, naturalmente i risultati non possono per forza di cosa arrivare in tempi brevi, ci vuole pazienza.
                  <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Per il problema code non ci resta che sperare....anche l'attuale delibera resta a pare mio fumosa e ci sono parecchi veterinari che ancora non si fidano a tagliare...e a buon diritto..non si sa mai.</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">
                  io ho avuto dubbi fino all'ultimo secondo, ma di fronte alla pubblicazione sulla gazzetta ufficuiale neanche San Tommaso avrebbe più dubbi

                  <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Ma se in futuro dovessimo accettare le code lunghe, sarmmo disposti a far morire una razza che ha oltre duemila anni di storia </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">
                  ecco perchè bisogna rimanere vigili e preparare tutta la documentazione tecnica possibile da sottopporre quando sarà discussa la legge che dovrebbe disciplinare tutta la materia
                  lucio

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                  • Fabio
                    Utente fondatore
                    • Mar 2005
                    • 246
                    • Livorno, , Toscana.

                    #10
                    Su richiesta della SABI il prof. Carlo Renieri (direttore del dipartimento di scienze ambientali) ha espresso le seguenti considerazioni:
                    PARERE TECNICO CIRCA IL DIVIETO DI PRATICARE IL TAGLIO DELLA CODA NELLA RAZZA BRACCO ITALIANO.
                    1) LA VARIABILITA’ DEL CARATTERE “CODA” NEL CANE.
                    In molte specie animali domestiche, cane compreso, esiste un polimorfismo riguardo alla lunghezza della coda. Esiste cioè una variabilità naturale della lunghezza, dovuta al variare del numero di vertebre coccigee. Un esempio classico è la pecora. Il muflone medio-orientale, specie selvatica da cui le pecora domestica deriva, è un animale a coda corta. Alcune razze ovine domestiche (dette per questo “short tailed”, quali ad esempio la Shetland, la Far Oe, la Soay, ecc) conservano la coda corta (poche vertebre coccigee). Molte altre razze, invece, sono a coda lunga. Inoltre, sempre nella pecora, possono esistere code fini o “grasse” (“fat tailed breeds”) per accumulo di grasso nella regione coccigea. Infine, la coda può essere diritta o arricciata. Una situazione simile è descritta per il suino, per la capra (nel suo libro sulle capre africane, Epstein classifica vari tipi diversi di coda), ecc. Il polimorfismo relativo alla coda è un frutto della domesticazione, cioè è l’uomo che ne ha provocato la variazione, attraverso le sue scelte selettive. Nel cane la situazione è simile. Nel lupo grigio, progenitore selvatico del cane, la coda è lunga, essendo costituita da almeno 22 vertebre coccigee. Tale numero sembra conservato in tutte le 18 sottopopolazioni descritte all’interno della specie. Nel cane, invece, la coda può essere più o meno lunga, potendo variare il numero di vertebre coccigee da 6 a 23. Inoltre, mentre nel lupo la coda è sempre diritta, nel cane può essere diritta o arricciata. I testi di Anatomia veterinaria descrivono adeguatamente tale situazione. La variabilità del carattere coda, nel cane, è frutto della domesticazione e della selezione operata dall’uomo sull’animale. Questa variazione testimonia che LA LUNGHEZZA DELLA CODA NON RAPPRESENTA UN CARATTERE FONDAMENTALE NEL MANTENIMENTO DELLE CARATTERISTICHE IDEALI DELLA SPECIE, apparendo la coda lunga un residuo dello stato selvaggio dell’animale, poco correlato alla condizione del cane come animale domestico.
                    2) IL MODELLO GENETICO.
                    Negli anni 30, Whright ha realizzato varie esperienze di selezione nel topo volte a far variare la lunghezza della coda attraverso l’aumento o la riduzione del numero delle vertebre coccigee. li successo ditali esperimenti gli ha permesso di formulare la teoria, tuttora valida, della lunghezza della coda come “carattere quantitativo a soglia” (in questo caso, con più di una soglia, in funzione del numero di vertebre coccigee). Si tratta dello stesso modello che spiega il numero di nati a parto nelle specie prolifiche, l’esistenza di vari gradi di gravità di una malattia multifattoriale (diabete, patologie cardio-vascolari, displasia dell’anca, ecc.). Il modello genetico è così spiegabile:
                    - esiste una grandezza sottogiacente, detta “predisposizione”, risultato dell’interazione tra vari geni (anche ccntinaia) e fattori non genetici (sia endogeni che esogeni,ad esempio l’alimentazione), che determina la possibilità per I’ animale di avere un determinato numero di vertebre coccigee;
                    - la predisposizione è una grandezza che si distribuisce in maniera continua e normale (distribuzione di Gauss o a campana);
                    - lungo questa distribuzione, esiste un punto, detto “soglia”, che fa sì che l’interazione tra i geni e i fattori non genetici facciano aumentare o diminuire di una vertebra coccigea la coda;
                    - lungo la distribuzione esistono varie soglie, tante quante sono le vertebre coccigee stesse. Accoppiando topini con il numero massimo di vertebre, Whright vedeva comparire, dopo alcune
                    generazioni, animali con una vertebra in più. Accoppiando tra di loro questi animali, dopo alcune generazioni, Whright vedeva comparire animali con un’altra vertebra in più, e così via. Naturalmente esiste un limite a tale aumento, limite iscritto nel genotipo dell’animale. Lo stesso ovviamente avveniva all’inverso, per accorciare la lunghezza.
                    LA CODA PUO’ ESSERE ACCORCIATA, RIDUCENDO IL NUMERO DI VERTEBRE, A LA SELEZIONE. Un programma del genere può essere messo in pratica, naturalmente, solo se nella razza esiste una naturale variazione del numero delle vertebre.
                    3) IL PROBLEMA BIOLOGICO.
                    Nel cane, sole le prime 5 o 6 vertebre coccigee appaiono perfettamente costituite ed il loro arco porta tutti i processi ben sviluppati. Le 2 o 3 vertebre che seguono alla 5° o 6° possiedono un arco ancora abbastanza completo, mentre le successive sono generalmente poco distinte. Nel canale vertebrale, LA
                    CAUDA EQUINA TERMINA ALLA 5° VERTEBRA COCCIGEA. LA DURA MADRE FORMA IL LEGAMENTO COCCIGEO A PARTIRE DALLA 6° VERTEBRA COCCIGEA. Un accorciamento della coda non sembra perciò avere ripercussioni particolarmente gravi per l’animale e l’esistenza di popolazioni canine normalmente a coda corta, come frutto della selezione, ne è prova indiretta. Nel Bracco, il taglio della coda avviene a livello della 7° vertebra coccigea; tale taglio non coinvolge perciò la cauda equina, e quindi non ha alcuna ripercussione di ordine neurologico.
                    Da quanto detto si può concludere che la coda sembra avere, nel cane, più funzione nel regolare il movimento dell’animale, cooperando con la testa a stabilire il baricentro dell’animale in movimento, che non come continuazione dell’attività spinale. La sua variabilità, prodotta dalla selezione umana, sembra perciò spiegata dalla necessità di BEN EQUILIBRARE L’ANIMALE NELLO SVOLGIMENTO DELLE SUE FUNZIONI DINAMICHE.
                    4) IL PROBLEMA ZOOTECNICO.
                    Nei cani da caccia, qualsiasi sia la loro specializzazione (ferma, ecc.), l’accorciamento della coda è un intervento assolutamente necessario se si vuole salvaguardare la finzione della razza stessa. Una coda lunga rappresenta, infatti, un impaccio notevole per l’animale e una riduzione della sua capacità di svolgere la finzione in ambienti naturali difficili.
                    5) IL PROBLEMA IGIENICO.
                    Anche se in mancanza di dati epidemiologici adeguati, si può ritenere che nel Bracco Italiano, come nelle altre razze canine da caccia, che operano in ambienti naturali spesso difficili, la coda lunga possa essere facilmente oggetto di traumatismi e di lesioni che possono determinare patologie anche gravi. Il veterinario dovrebbe perciò sempre consigliarne la riduzione.
                    In conclusione credo che, MANCANDO OGNI CONTROINDICAZIONE BIOLOGICA ED
                    ESSENDO FORTEMENTE CORRELATA ALLA FUNZIONE DELLA RAZZA, IL TAGLIO
                    DELLA CODA DEBBA ESSERE ANCORA PERMESSO NEL BRACCO ITALIANO.
                    ALTRIMENTI SE NE METTE A RISCHIO LA FUNZIONALITÀ, PROVOCANDO UNA
                    REALE DIMINUZIONE DELLA SUA EFFICIENZA FUNZIONALE.
                    Dottor Carlo Renieri
                    Professore ordinario in Zootecnica generale e Miglioramento Genetico
                    Facoltà di Medicina Veterinaria - Università degli Studi di Camerino -Dipartimento di Scienze Ambientali
                    Fabio Casetti

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                    • duedentoni_old

                      #11
                      mi piaceva l'idea del DNA ma devo mandare il certificato alla sabi? non si hanno più notizie?

                      Commenta

                      • duedentoni_old

                        #12
                        mi piaceva l'idea del DNA ma devo mandare il certificato alla sabi? non si hanno più notizie?

                        Commenta

                        • Fabio
                          Utente fondatore
                          • Mar 2005
                          • 246
                          • Livorno, , Toscana.

                          #13
                          Ciao Lara, puoi spedirlo anche a me se preferisci, lo recapiterò direttamente alla dott.ssa Ciampolini.
                          Naturalmente sono a disposizione per chiunque voglia partecipare e contribuire.
                          Fabio Casetti

                          Commenta

                          • enrico
                            ⭐⭐⭐
                            • Apr 2006
                            • 7098
                            • Casarza Ligure, Genova, Liguria.
                            • bracco italiano

                            #14
                            Se non mi è sfuggita qualche discussione, gradirei avere informazioni sull'andamento del progetto di gestione genetica della razza canina bracco italiano.
                            Mi piacerebbe sapere chi ha aderito,quali allevatori e privati, in caso devessi prendere un nuovo cucciolo, e a che punto sono le varie analisi del dna anche per vedere se i fondi stanziati per questa magnifica iniziativa sono andati a buon fine.
                            Gradirei sapere se anch'io come socio sabi e privato, cioè non allevatore ne professionale e ne amatoriale, posso fare il dna al mio bracco compreso in questo progetto.


                            enrico
                            enrico

                            le opinioni personali sono come le palle.... ognuno ha le sue

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                            • Lucio Marzano
                              Lo zio
                              • Mar 2005
                              • 30090
                              • chiasso svizzera
                              • bracco italiano

                              #15
                              credo che ogni braccofilo socio della SABI abbia diritto a far fare la presa di sangue al suo bracco ed anzi questa operazione è auspicata dal maggior numero di proprietari.
                              i risultati dovranno forzatamente essere messi a disposizione di TUTTI i soci dato che le spese le ha sostenute la SABI che è appunto costituita dai tesserati !!!
                              La SABi dispone di canali , sito, giornalino ed annuario dove è possibile riportare dati e comunicazioni validi per tutti i soci.

                              lucio

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