Il Breda 30 era una cagata pazzesca che non riscosse mai consensi e non fu mai copiata da nessuno.
Il Prola l'ho scoperto io per caso. Nessuno l'aveva mai sentito nominare nè visto una foto. Un giorno un anziano ingegnere, l'unico che si occupava di fucili, mi dice di scendere con lui nello scantinato degli uffici che c'era una raccolta di semiautomatici vari e rari. Infatti nell'armadio c'erano un Walther a ginocchiello, un Sjogren inerziale e tre o quattro Prola: uno cromato e inciso divinamente, un altro, o due, brunito ed uno senza legni. Me li guardo bene e la cosa finisce lì. Torno a Casa e parlando con un amico tenacissimo appassionato che aveva contatti col direttore generale Breda, gli racconto dei Prola. Dopo un pò mi chiama il direttore e mi dice cosa ca@@o vado a raccontare in giro che c'è il tizio che lo sfinisce per averne uno. Non gli
dà niente con la scusa che non erano passati al banco prova. Dopo qualche anno , cambiato direttore,so che qualcuno è riuscito ad averlo per fare un articolo credo su Diana Armi. Il Prola è un bell'esercizio di meccanica ma non è un fucile da caccia: pesante e sgraziato, otturatore copia del browning per cui ben poco di originale e nulla se confrontato al Cosmi.
La Breda negli anni 50 usava eccellenti acciai nazionali Cogne. Bottura non inventò un nulla in materia di martellaltrice, sono macchine in vendita.(letto su alcuni forum il contrario) Probabilmemte lui si limitò a sugerire di usare quel tipo di fabbricazione invece che la tradizionale foratrice. Fece bene perchè gli scarti si azzerano ed una canna viene a costare pochissimo in termini di costo di acciaio (non si fanno trucioli) e di manodopera (torni automatici) per cui una persona sola teneva d'occhio il tutto e ne produceva un mucchio.Le canne erano fatte con acciai di qualità per martellatura quindi lappate internamente a specchio ed esternamente, per la prima volta in Italia, fu comprata proprio nel 1975 una rettificatrice svedese Lindkoeping con un'enorme mola a profilo larga quanto la lunghezza della canna. Seguiva cromatura interna. La cosa positiva è che i controlli di qualità erano infiniti e certamente sul mercato mondiale non vi erano altre canne fatte con quella cura.. La Martellatrice era in un buchetto di repartino sporco e buio e non c'era assolutamente nulla di entusiasmante da vedere.La martellatura a caldo a mio avviso è molto più intelligente di quella a freddo che incrudisce il metallo che poi deve essere messo in forno per la distensione ed in più usura i martelli esageratamente. Può essere che chi la fa a freddo usi acciai particolari, però personalmente non abbandonerei un buon acciaio legato bonificato. Fra l'altro con quella a caldo i tempi sono velocizzati dal fatto che il singolo barrotto passa direttamente dal forno ad induzione alla martellatrice che dista un metro. MENO SI MOVIMENTANO I PEZZI E MENO COSTI SI HANNO.Erano in due gatti, saranno tutti defunti oppure sono ultrasettantenni pensionati (erano tutti più vecchi di me). Il loro capo reparto, grandissimo tecnico e uomo di valore è morto di cancro una quindicina di anni fa appena andato in pensione. Fu dato a me come capo reparto per il montaggio della binata perchè era il migliore. Era del 1926 ed era entrato allievo operaio nel 1940. Da come mi descriveva la giornata lavorativa comprensiva di ore di lezione fatte dagli ingegneri Breda oltre l'orario di lavoro e senza remunerazione per tutti, ho capito subito perchè là c'era gente arcipalluta e perchè l'industria di oggi è andata di culo.
Mi sono spazzolato tutto il cimitero di Provaglio d'Iseo e non sono riuscito a trovare la tomba. Il 7 dicembre sono tornato a Brescia per la cena solita e il più vecchio era un mio elettricista della classe 1941.
Anche le canne Bofors venivano fatte interamente in Breda nel modo classico: Barra di ottimo acciaio svedese bonificato, foratura con punte a cannone, alesatura, rettifica interna del foro, tornitura e finitura esterna, rigatura progressiva (una riga alla volta con ferro a tirare) lucidatura dei vuoti delle righe con testa con molette rettangolari, ispezione alla caccia di strappetti d'utensile e lucidatura eventuale dei medesimi. Freasature per l'alloggio estrattori e fermo del parafiamma. Segue sabbiatura e parkerizzazione. Nel 76 abbiamo iniziato a fare anche le canne per la Oerlikon 35mmche era la nostra concorrente.
Parliamo un pò del cal.20. Si vede che Bottura non c'era più quando lo progettarono perchè la chiusura è demenziale. Ho conosciuto personalmente colui che si vantava di averla progettata (ma forse millantava) era, ora è defunto, una grossa testa di ca@@o che si trovò capofficina in un periodo di bassa stagione. Credo sia lo stesso che sbagliò pure le chiusure della mitragliatrice che gareggiò con la MG4259 nella gara NATO. Quando l'ho presa in mano mi è venuto da ridere: tutta fresata dal pieno ma con spessori sottilissimi per contenere il peso. La chiusura ad alette laterali, copiata da roba russa, che andavano su due spalletet nela carcassa che lì si crepava regolarmente. Comunque, il 20 non riusciva a riprendere la chiusura a blocchetto verticale del 12 per mancanza di ciccia, allora copiarono quella del Browning ad arco di cerchio (cosa che Franchi ha sempre usato) ma con la furbata di abbassare il fulcro del rampone e metterci un spina invece della laboriosa freasatura a quadrante del Browning. Il risultato è che l'arma spara ad otturatore non chiuso visto che il rampone, che labora in sottosquadro, per scendere deve far avanzare di pochino l'otturatore. Quindi inceppamenti a sfare e bossoli di cartone strappati. Il 20 costava più di collaudi in buca di sparo che di fattura. Io comunque ne volli uno per andarci a caccia, feci togliere l'anodizzazione nera della carcassa e me la feci tutta incidere da un pensionato breda per 35.000 lire del 76. Poi andai in magazzino e presi una diecina di canne e via in buca di sparo. Non ce n'era una che non si incepasse. Alla fine Il povero magazziniere (è morto anche lui) me ne diede una rimandata indietro da un cliente perchè aveva la bindella storta. Con quella non ho mai avuto un inceppamento.
Erano gli anni in cui il fucile a lungo rinculo stava lasciando il passo al presa di gas ed all'inerziale Benelli (già comprata da Beretta) e la Breda si trovava a concorrere a fatica grazie all'alta qualità ed agli amanti della meccanica Breda. Si veniva da un ridiciolo accordo con una ditta giapponese per commrcializzare i loro fucili in Italia e già allora il Breda veniva prodotto completamente da aziendine artigianali cui avevavvamo dato tutte le macchine e le attrezzature.
Breda se ne fregava di fare un presa gas, facevamo i miliardi con le mie 40/70 bofors navali che abbiamo messo su tutte le navi del mondo.Il problema era che il repartino canne era sottoutilizzato perchè poteva produrne un'infinità e che si poteva rinverdire il successo l'A300 (che ormai aveva impestato il mondo) montandoci una canan Breda con quick choke (che Beretta non aveva) e venderlo con due marchi: Beretta e Breda.
il quick choke; Le canne breda erano molto sottili, ancorchè resistentissime, e non avreberro retto una filetattura robusta per cui il filetto era finissimo e procurava un mare di scarti,L'ispessimento della canna sulla filetattura del quick è stato fatto molto dopo la sua introduzione appunto perchè un punto debolissimo
Mi ricordo di aver visto sul tavolo da disegno le bozze del castello Beretta con diverse soluzioni di "personalizzazioni" che richiamassero il look Breda. Alla fine fecero un fresaturina sul fianco.
La Breda è vissuta sul fucile fino a metà anni 60, poi è diventato una palla al piede ma lo si è dovuto mantenere per ragioni di prestigio. Come dire che in Breda da metà anni 60 in poi si facevano solo le canne, le eventuli riparazioni e basta. Arrivavano dai subfornitori i fucili finiti già imballati nella scatola originale senza canna.
Il sovrappoosto Sirio avrebbe potuto benissimo non esistere: copiato dal Browning, pesante, brutto e costosissimo da produrre. Naturalmenta di qualità eccelsa e di prezzo in proporzion. Nel sovrapposto uscire dallo schema Boss vuol dire fare una bruttura.
La doppietta Gemini invece proprio non dice assolutamente nulla: è un Holland Holland identico a quelli prodotti da Bernardelli, Franchi ecc. Fucile superbo ma non nello stile Breda, che vuol dire semiautomatico.
Salvatore
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