A prescindere dal pensiero personale e soggettivo e delle motivazioni di ognuno nel porsi ad affrontare quel particolare momento che porta all'abbattimento, quello che qui vorrei mettere in risalto è che il ruolo del cacciatore e quindi il suo atteggiamento oggi è, o meglio, deve , come giusto che sia, cambiare perché sono cambiati non solo i territori e la loro gestione con conseguenze inevitabili di presenza e abitudini della fauna selvatica, ma anche e soprattutto, le necessità a cui la caccia faceva fronte.
Tralasciando il discorso storico e culturale di cui ognuno ha sicuramente cognizione, l'accento va posto sul fatto che nell'era moderna la caccia e nello specifico , quella che da noi viene denominata di selezione, ha in comune con quella "tradizionale" solo i mezzi ed i metodi con cui viene effettuata ma differisce ,in sostanza, negli obiettivi e nel percorso con cui perseguirli.
Le "polemiche" nascono proprio da questa divergenza che definirei culturale tra chi sostiene che " un morto è un morto" e non vede o non interessa di vedere, che l'abbattimento è solo una fase di un progetto più rilevante e virtuoso, la Gestione, e chi , invece , in netto contrasto ha bene in mente tutto il percorso necessario affinché il progetto persegua gli obiettivi che si è posto e non considera l'abbattimento come attività ludica in cui prevale la gratificazione personale o il proprio divertimento , ma come un'azione appassionante, coinvolgente, emozionante in cui sensazioni come eccitazione e turbamento a volte entrano in conflitto proprio perché , se è certo che è la nostra passione che ci guida, è pur vero che siamo consapevoli ed orgogliosi di essere attori e fautori di un progetto più grande e nobile.
E non è solo per ottenere un ritorno di immagine che ci si debba adeguare , ebbene sì, culturalmente, a questa visione, ma, soprattutto per cogliere un 'opportunità.
Quella di evolverci sia come persone i cui ideali siano coerenti con il rispetto della natura che il nostro essere cacciatori ci impone, sia nella possibilità di riuscire a rinnovare, trasformandolo in coscienza, il senso della nostra passione.
Ognuno di noi, più volte avrà pensato che il primo nemico del cacciatore è il cacciatore stesso, e questo è il momento di smentire questa , purtroppo , triste realtà.
Credo che la possibilità vada colta, ora, e per farlo è opportuno parlare del "Progetto" (leggi Gestione) mettendolo in primo piano perchè è lui l'attore principale, il protagonista, non noi, il nostro ego , ed il nostro divertimento.

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