L'anno scorso, stesso periodo, avevo fatto un'ultima giornata di caccia che mi aveva enormemente soddisfatto, ma spossato fisicamente. Forse l'ultimo racconto che ho fatto qui sul forum https://www.ilbraccoitaliano.net/for...ad.php?t=77894.
Di nuovo, 10 minuti per leggere o un click per passare oltre se non interessati.
Anche quest'anno il calendario venatorio ha previsto il fermo dei camosci l'11 novembre per circa un mese e poi una ri-apertura di un mese dopo la stagione riproduttiva e fino a ieri, 8 gennaio.
Ai primi di dicembre era nevicato parecchio e pensavo che fosse tutto finito.
Invece abbiamo tutti visto che razza di inverno stiamo vivendo con temperature in alta montagna tipiche di maggio e minime da 5/6 gradi...:(
La neve scioglie e si trasforma, le condizioni in montagna diventano accessibili, mi prende "la scimmia".
Mio fratello non c'è, chiamo quindi un paio di amici sufficientemente allenati ed attrezzati per fare una giornata del genere: niente da fare, nessuno è disponibile.
Affronterò da solo le difficoltà della montagna e le ire della moglie, è deciso [:D]
Chiamo il responsabile dei guardaparco e lo metto al corrente del mio programma. Attraverserò di notte e armato parte del Parco e lui deve sapere. Oltre che solo su di lui posso contare in caso di problemi; il portatile lassù non prende. Mi fa le solite raccomandazioni per la giornata e richiesta di mia telefonata al rientro.
Parto alle quattro e mezza da casa in gran silenzio, ma Efra mi sente e la sento gemere ed abbaiare; troppo pericoloso portare il cane nei precipizi ghiacciati, farò a meno della mia fantastica Bavarese.
Poco più di un'ora di guida e a notte ancora fonda lascio la macchina all'ultimo villaggio accessibile; parto verso il colle, 900 metri più in alto, con un bel carico sulla schiena. La luna mi aiuta ed evito la frontale.
Non conosco bene le condizioni lassù e quindi devo portare tutto: ramponi da ghiaccio e racchette da neve, oltre a quanto non portato lo scorso anno e di cui mi ero poi pentito: piccozza e una "mezza corda".
Sono abbastanza carico, ma confido sul nuovo sloveno Brunel di cui persone fidate mi han parlato bene, in primis Enrico83 di questo forum. Comodo e pieno di tasche e cinghie che mi permettono di fissare tutto in maniera compatta.
Si cammina bene e in poco più di due ore sono al colle. Qui indosso le racchette in quanto la neve alterna zone molle a lastre ghiacciate; i ramponi sarebbero più leggeri e comodi, ma meno efficaci.
Sbinocolando lungo la salita avevo già visto gruppetti di camosci qua e là, molto in altitudine, in zona parco e contigua allo stesso (caccia chiusa in Italia). Fa caldo, 5° alle 6.30 del mattino…..
Girando il colle la situazione cambia e la neve fa da padrona. Ancora una lunga cresta per arrivare a una facciata Sud, usuale zona di svernamento di grossi branchi di camosci.
Prima di arrivare scorgo un branchetto di una decina di animali, a oltre 300 metri ma con poca copertura tra me e loro. Sfrutto i pochi alberi rimasti e mi dirigo verso un calanco che mi può “proteggere” ancora un po'; ma, tra gli ultimi larici e il calanco, ci sono 30/40 metri allo scoperto che mi faranno sudare freddo: alcuni animali percepiscono qualcosa e incominciano a guardare insistentemente verso di me. Mi accosto alla montagna per rendere la mia figura meno percepibile, 5 lenti passi con la testa bassa per nascondere col cappello viso e occhi, mi blocco, sbirciatina e altri 5 passi.
Arrivo al riparo, mi tolgo lo zaino, monto e carico la carabina e studio la situazione per telemetrare un’ultima volta e decidere il tiro. La sola possibilità di farlo senza scoprirmi è scalare la paretina di neve e roccia davanti a me e così faccio. Passaggio di 5° grado con zaino sulla schiena e carabina a tracolla; la piccozza mi è di grande aiuto e in un attimo sono fuori. Il gruppetto di camosci è ancora lì; un paio guardano verso di me, altri brucano, un paio sdraiati; 100 metri più in là uno spettacolo: 90 camosci al pascolo!
Sfrutto una roccia per appoggiare lo zaino, sistemare la carabina e studiare gli animali. Ho 2 braccialetti, adulto e yearling, quindi sono tranquillo anche se non leggo perfettamente l’animale.
Individuo i capretti dell’annata e le loro mamme. Mi colpisce una femmina adulta ma giovane e non seguita, con un brutto pelo già tendente al marrone come in primavera invece del bel mantello nero invernale. La telemetro a 270 metri. Decido di sparare a lei.
La carabina è tarata alla MRD delle Federal partition 100 grani; servirebbero 10 click up, ma sono a 2.250 metri di altitudine e ho 15° di angolo di sito: ne darò solo 7.
Posiziono l’Habicht sullo zaino, girato in su in modo che abbracci l’astina (scimmiottando l’invenzione di Carpen).
L’animale è fermo, quasi a cartolina; la croce è ferma subito dietro la spalla; parte la fucilata che il paesaggio innevato smorza in un ridicolo “flop”.
Fortuna che la palla non fa flop e raggiunge la camozza [:D]
Il piccolo branco parte e lei, come sempre, parte “tirata” dai compagni; segna subito il passo e, colpita mortalmente, si accascia dopo meno di 20 metri.
Lascio calmare la situazione una ventina di minuti e mi muovo verso di lei. Arrivato rendo onore e la preparo.
Il branchetto ha raggiunto quello grosso e ora ho davanti a me uno spettacolo della natura: un centinaio di animali tranquilli al sole invernale, a 135 metri. Avessi il compagno con me sparare allo yearling sarebbe facile; mi limito a cercarlo, a posizionarmi e mettergli il reticolo addosso.
Sistemo facilmente la camozza nel suo scompartimento dello sloveno, che si rileverà comodissimo e compatto col carico ben stabile e baricentro basso.
Di nuovo al colle mi godo mezz’ora di sole e riposo in camicia (sigh) e poi parto per la lunga e faticosa discesa che vi risparmio.
Scendendo mi accorgo che i gruppetti di camosci che avevo visto in salita nella parte italiana si sono compattati e formano un unico branco di almeno 80 animali.
Meno male che i camosci hanno imparato a ben difendersi dal lupo e si mantengono numerosi e in salute, sia pur con mutate abitudini. Lo stesso non si può dire del capriolo, una volta molto numeroso e oggi ridotto a pochi esemplari; durante la prima ora di salita, nel bosco pulito e a ora propizia, non ne ho visto né sentito uno solo :(
Alle 15 sono alla macchina, 20 minuti dopo in baita davanti a polenta concia e Leffe.
Un altro giorno strappato alla vecchiaia.
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