Per chi come me caccia con il cane da ferma (anche se il mio quadrupede falloide ancora non ha pienamente maturato e pertanto è lontano anni luce da tale definizione) probabilmente, in buona parte dell'Italia, la stagione si è avviata verso la fine. Gli anatidi non sono proprio pane per i fermaioli, anche se nel tempo libero io e il loppide percorriamo volentieri qualche argine nella speranza di fare un pelino di scaccia (non è una cosa molto scientifica ma siccome il botolo baffuto riporta benissimo dall'acqua ne approffitamo).
Per terminare un briciolo di avviamento professionale al collega peloso, mi sono deciso a frequentare un paio di aziende venatorie spaziando tra la Romagna solatia e il nord-est.
Premetto già che il giudizio su entrambe le aziende è positivo, sulle esperienze negative di solito accenno soltanto e i dettagli del caso, quando ve ne sono, preferisco darli in privato. Ma non è il caso dei due bei posti che ho frequentato.
Nella prima settimana dell'anno, dopo una pausa obbligatoria, derivante dallo smaltimento delle scorte di pandoro e panettone che avevamo messo da parte, nonché del consumo della quota di selvaggina stoccata fra pranzi in famiglia e cene tra amici, ho deciso di sfoderare il baffuto e portarlo verso Dovadola, alle Vallicelle. Nome sicuramente noto, non ha bisogno della mia presentazione, molto precisi e puntuali, perfettamente organizzati nella gestione degli spazi anche con parecchi cacciatori. Selvatici discretamente elusivi (cacchio ne saprò poi io, con il mio cane inesperto..), areali belli, con vicino bosco vero, che quindi può consentire anche qualche incontro non previsto (anche se non si può sparare, almeno si incontra un selvatico diverso dal solito, dico io).
Sbrigate le formalità, arrivo alla zona e libero il falloide baffuto, che inizia subito scagazzando e spisciando ovunque, per poi gettarsi in una serie di corse che neanche i neutroni del CERN. Dopo qualche minuto, la "sboroneria" termina e comincia a concentrarsi. Il naso e la testa si muovono freneticamente, mentre si passa tutto lo sporco e tutti i rovi (che alla sera caverò con gioia), quando poi ad un tratto mentre prosegue in rettilineo e ha già percorso qualche traiettoria curva come (suppongo) per riprendere un odore e riazzerare la cerca, la frenata e la testa a ridosso del rovo. Inchiodato lì, aspetta paziente che io mi avvicini. Mia carezza per premiare la ferma, e parte il duello.
Mi immagino sto fagiano che bestemmiando tutte le divinità pensa alla sua sfiga quotidiana, senza sapere che ha di fronte uno dei peggiori tiratori di sempre. tensione alle stelle e 'sto volatile alla fine rompe e parte. Il baffuto (non me lo chiedete io non gliel'ho insegnato) rimane abbastanza fermo per qualche secondo, mentre il suo padrone esplode i colpi del suo 20. Il fagiano in questione, colpito, elegantemente e con le ultime forze plana lontano da noi per accasciarsi in dei rovi. Il baffuto non farà in tempo ad arrivare, che già un Breton di una zona adiacente recupera, e i proprietari, correttissimi mi chiamano e mi cedono la preda. Il sosia di Beppe Vessicchio che ho per cane, si lancia subito in una nuova cerca. Una bella mattinata tra le colline, girando e scambiando chiacchiere con i più anziani alla fine, cosa che per me è imprescindibile.
Una settimana dopo, per non fare mancare incontri al falloide baffuto, ci siamo diretti verso l'azienda Mendoza, zona san Donà di Piave. Anche qui niente da dire. Si chiama, rispondono, si prenota, si fissa. Tutti cortesi. Ambiente diverso, zona soggetta a coltivazioni in piano, ottima per una esperienza un pelo più semplice. Eppure nel piano, oltre alle zone a stoppia, ci sono almeno quattro belle zone di rovi e intrico, utilissime per addestrare alla cerca tra i rovi, e nelle quali il para-selvatico si infilerà quasi sicuramente. Ed eccolo, che dopo le solite scagazzature a betoniera, il falloide si dirige verso i campi. stavolta il terreno per lui è più facile, rispetto a prima, e quindi, non faccio in tempo a prendere nota che da una cerca alta, ha schiantato il naso a terra (che nella mia mente ho tradotto come "ci siamo") che inchioda, forse vicino al pennuto. il quale volendo fruire dell'INPS, e godere anche di una vita lunga, si invola. Sono fortunosamente al limitare della portata del ventino, e quindi con un tiro "sculatissimo", colpisco la bestiola. Inciso. Oltre al fatto che a parer mio il fagiano ha un ottimo sapore, sono molto rispettoso di questo animale, per la mole indiscussa di esperienza che riesce a regalare ai nostri quadrupedi, non foss'altro per la coreografia del volo che per me è spettacolare.
Vessicchio recupera, strapazzando un po' la spoglia (ogni tanto siamo pensierosi se sventrare l'animale o portarlo al padrone).
si riparte. si va tra i rovi e, dopo essersi coperti di spini che manco i tedeschi a Verdun, si invola un maschio.Centro, colpito e via a casa.
(pochi pezzi in addestramento, per non drogare il falloide quadrupedale di selvaggina).
Che dire, si avvicina la fine della mia prima stagione da solo. Per me un bel po' di ottime sensazioni.
PS: abbiamo cacciato tantissimo in ATC e ho apprezzato ancora di più la selvaggina sfuggente. A volte non piango troppo sul colpo mancato, perché ho avuto modo di vedere il peloso sgomitare per arrivarci (lui sicuro si incazza).
Se vi si è annoiati, credetemi, non si è fatto apposta.



Commenta