cera una volta.....

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  • trikuspide
    ⭐⭐⭐
    • Jan 2019
    • 5795
    • Sicilia

    #16
    Originariamente inviato da ALE
    quanti bossoli ho ripassato con il legno apposito per svasarli....
    quanti cartoncini ho fatto con un aggeggio inventato da un tubo in ferro
    limato e affilato in testa con brasato sopra una testa di scalpello vecchio...
    mettevo tanti pezzi di scatole da scarpe e via tanti cartoncini.......
    poi facevo quelli utilizzando la pelle o inserti delle scarpe vecchie a mo di feltrini...!
    Forse era meglio allora...!
    So perfettamente a cosa alludi poiché mio padre, prendendo spunto da tutta l'attrezzatura che ho in casa, mi ha spiegato passo la procedura per rigenerare tutti i componenti per la ricarica....io purtroppo o per fortuna ho sempre usato componenti già pronti e di " roba vecchia"( cartoncini, borre, sughero ecc.) ne ho un piccolo armadietto pieno
    ".. appostati per tempo e aspetta immobile. La preda scruterá a lungo l'ambiente circostante , se nel mentre ti sarai mosso per quella sera non vedrai nulla!"

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    • Loris
      ⭐⭐⭐
      • Nov 2008
      • 1893
      • Verona
      • coker spaniel inglese

      #17
      Concordo con quanti affermano che erano meglio quei tempi...sarà perchè ero giovane ma anche perchè la caccia si viveva intensamente..l'attesa dell'apertura era grande gioia, si parlava solo di caccia, di dove appostarci, delle cartucce in cartuccera più volte spostate, corazzate da una parte e normali nella parte sinistra. Prima canna, per la lepre, cartuccia del 5, numero tre di seconda. Polveri JK6 per stanziale ed ACAPNIA per quaglie, merli tordi. Prima dell'apertura ci si trovava attorno ad una grande tavola per la ricarica; io toglievo gli inneschi con un punteruolo e martello, mio zio metteva la polvere, un'altro il borraggio fatto in casa, poi il piombo mntre l'orlo tondo era compito in un'altro. Ricordo che sparando verso l'alto spesso mi entrava negli occhi parte del borraggio. Le corazzate le forniva un amico armiere di verona caricate con la mitica JK6. Le cartucce finivano in un cesto che veniva posto sul granaio ad evitare l'umidità. Durante la vendemmia, quando scendeva una blanda pioggerella si sospendeva il lavoro e tutti a caccia. Poi la sera riunione in casa davanti al focolare per una disamina della battuta: mio zio Umberto era il coordinatore e non risparmiava rimproveri a chi aveva padellato o non si era appostato nel preciso posto assegnato.Avevo 16 anni ma non per questo venivo risparmiato...mi ha insegnato tutto, mi ha insegnato a rispettare la fauna, a cacciare con dignità ad essere cacciatore. Mi ha insegnato sopratutto ad amare e rispettare i nostri amati cani che per lui erano dei figli; questo insegnamento me lo porto appresso e ad oggi mi aiuta a vivere. L'apertura di oggi è tutt'altra cosa, tempi diversi, demonizzazione del mondo venatorio, cacciatori divisi, ambiente stravolto...attendo l'apertura ma non riesco più, purtroppo, ad emozionarmi.

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      • Generale Lee
        ⭐⭐⭐
        • Jan 2012
        • 6061
        • Cairo Montenotte
        • Bracco Italiano Argus

        #18
        Io guardo solamente con nostalgia gli anni della mia prima licenza 2007, allora la presenza di selvatici era sensibilmente maggiore; non c'era ancora la porcata delle unità di gestione della lepre; qualcosa con il cane da ferma si trovava anche di pronta caccia un po' più decenti del marciume di oggi.

        Con un amico setterista recentemente scomparso dicevamo che si criticava il vecchio responsabile dei ripopolamenti che è morto, ma il nuovo che essendo giovane sembrava un apassionato e mille volte peggio.

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