Vengo al dunque: non riesco a condividere l’entusiasmo di molti per l’impiego dei piccoli calibri, segnatamente 28 e 410, in alcune forme di caccia.
Personalmente userei forse un 28 per una cacciata in riserva a fagiani, ma certamente non ci andrei a beccacce, a beccaccini, a lepri o al cinghiale.
Non credo che perseguire un selvatico con un calibro più piccolo equivalga di per sé ad una maggiore sportività nel confronto cacciatore/preda.
Credo invece che il piacere raffinato (e forse un po’ snob, ma lo dico con simpatia) di una fucilata resa più difficile dall’impiego del piccolo calibro non giustifichi il maggior rischio di vanificare il lavoro del cane o, peggio ancora, di ferire un capo di selvaggina.
Mi perdonino gli amanti dei piccoli calibri, ma non vorrei che a volte si confondesse la preda con un bersaglio: se cerco la soddisfazione del tiro difficile vado in pedana e mi levo la voglia.
Molte volte mi sono cimentato in un percorso di skeet o di percorso con una doppietta cal.36: ho rotto pochi piattelli, ma mi sono divertito un sacco (sentendomi anche piacevolmente un po’ snob).
Ma a beccaccini ci vado col 12 o col 20 e in palude mi porto solo il 12/76 e spesso lo carico con cartuccioni da 50 grammi.
Detto questo, spero in un confronto amichevole e rispettoso, come ho cercato di essere io.
Un cordiale saluto.
Commenta