Naso a terra e galoppo
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Giampaoletti, è una questione di convenienza, se il cane pista e ti fa incarnierare l'unico fagiano della giornata alcuni chiudono un occhio e alla fine si complimentano anche con il cane. Il problema di correggere il cane non gli passa neanche per l'anticamera del cervello. Cosa diversa è cacciare in campi minati di fagiani dove il pistare un fagiano può buttare all'aria altri tre o quattro fagiani senza farteli incarnierare. Con l'abbondanza di selvaggina ti assicuro che tutti si attiverebbero appena vedono il cane abbassare la testa.Commenta
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I tempi cambiano
Qualche messaggio addietro ho usato anche il vocabolo "pistard", per indicare il comportamento di un un cane che persegua la traccia di una lepre, ungulato o altro quadrupede. E ho avuto bracchi che l'hanno tenuto quel comportamento: qualche rara volta hanno scovato il selvatico e qualche volta ancora più rara (se non erano a vista, che li potessi fermare) hanno pure rincorso (con assenze direi abbastanza brevi). Due volte soltanto (una ciascuno con due maschi diversi) ho dovuto dannarmi per una bella ora o più, cercando di intercettare il cane che in un labirinto di pineta tentava a sua volta di placcare un capriolo che si ostinava a non uscire dal bosco. Direi che, su quattro bracchi posseduti e utilizzatissimi, avrò registrato in totale una decina di casi, tra i più e i meno gravi.
Rileggendo i messaggi di questa discussione e soprattutto il primo, ho dovuto rifocalizzare il problema, perché -mi è successo altre volte su questo argomento- il rischio io l'avevo visto quasi esclusivamente nel fatto che il cane si assentasse, ci prendesse l'abitudine, e finisse per diventare incontrollabile o quasi. Che perdesse cioè una delle doti più preziose: il collegamento col padrone. Invece vedo che il timore generale qui espresso è anche (o soprattutto?) quello che il cane si abitui a tenere il naso per terra e che, in tale postura, finisca per non fermare più, essendo destinato a finire, così pistando, addosso al selvatico, sfrullandolo. E magari, come è stato osservato poco fa, spaventando e mettendo in volo altri selvatici che si trovassero, inavvertiti da lui, in prossimità del suo percorso.
L'argomento "bracco italiano che pista tipo segugio" non è nuovo. 50 anni fa il compianto Dott. Edmondo Amaldi, titolare del famoso affisso "Delle Forre", aveva fatto ben più che riconoscere l'esistenza di questo "problema": aveva addirittura tentato di ufficializzarlo rivoltandolo in senso positivo. In poche parole, per lui questo comportamento doveva far parte del bagaglio tipico del Bracco Italiano e propose di accettarlo, battezzandolo "seguidata". Vedasi:
http://www.giornaledellospinone.it/spinone-confronto-braccoitaliano-41.pdf vi si parla della seguidata a pag.2.
La proposta fu fatta in buona fede, ne sono certo. Ho conosciuto il Dott. Amaldi e non esito a definirlo il più profondo appassionato ed amatore della nostra cara Razza di cui abbia personalmente saputo. Dopo una gara cat. Continentali Italiani a cui partecipammo entrambi, lui fece il primo con Cecca delle Forre, io il secondo con Pedro. Ma poi lui partecipò anche alla Continentali Italiani ed Esteri e lì la Cecca, in coppia con un kurzhaar, fu eliminata dallo stesso giudice che l'aveva premiata nnella gara precedente. La motivazione: carenza di azione (l'azione era stata la stessa di prima o anche meglio). Io me ne stavo andando con Pedro al guinzaglio e lui mi raggiunse. Piangeva, e mi disse: "Caro Ricci, che umiliazione. Mi hanno cacciato mentre il cane stava concludendo. Ho messo una vita su questi cani, che si chiamano anche ITALIANI. E guarda un po' come ci trattano." Non giurerei che quelle furono le sue parole esatte, ma il significato era quello. Una persona così non poteva che essere in buona fede, anche con la storia della "seguidata". Che comunque, com'era logico, non ebbe successo e fu criticata e purtroppo anche un po' derisa. Ma sta di fatto che Amaldi, persona più che onesta, non si sarebbe mai sognato di piazzare un cane tendente alla sua "seguidata" se quel cane non fosse stato contemporaneamente anche un solido fermatore.
E qui vengo alle mie conclusioni, che sono basate sulla mia propria esperienza, su quella di un amico, la cui bracca era CONTEMPORANEAMENTE appassionata di lepri e vincitrice di gare, e sul punto di vista di Amaldi, qui sopra riferito.
I miei cani hanno qualche volta peccato, nello scovare e, potendo, anche cacciare brevemente la lepre, ma non posso dire che ne fossero terribilmente entusiasti. Ad ogni modo, nonostante ciò accadesse, io non ebbi mai, dico mai la sensazione che ciò mettesse in pericolo la loro attitudine alla ferma, nè quella della tipicità di cerca . All'apertura in zona pianura del 1969, mio padre e io, con Pedro, facemmo 48 capi tra quaglie, rediquaglie, gallinelle, porciglioni, beccaccini e schiribille (posso aver citato specie oggi protette, ma allora non lo erano). Più due lepri, di cui una fu fermata e l'altra, scovata in un canneto dove il cane non lo potevo vedere, purtroppo fu seguita per un bel po' prima che capitasse tra i piedi di mio padre. Le lepri le prendemmo più o meno a metà cacciata e, dopo, il signor Pedro continuò a fermare e riportare (come fece anche con le lepri) tutto il resto della selvaggina come e meglio di prima. Per i rallidi, e specialmente per i re di quaglie, comunque, la ferma durava poco e la guidata si trasformava presto in una gara di podismo (sicuramente più dannosa che la storia della lepre, ma che comunque non lasciava traccia sulla performance del cane su specie più nobili). Infatti c'erano anche quaglie e beccaccini pasturoni, e lì l'azione era inappuntabile.
La cagna Norma del compianto Ceresa era una garista eccezionale, e lo fu per quasi tutta la vita. Ma il Ceresa (gli mancava un esame alla laurea in veterinaria, aveva abbandonato e faceva il fornaio nel prestino di famiglia) praticamente viveva con lei e la portava a caccia di tutto. C'erano quaglie? Si andava a quaglie. Gallinelle? Vada per le gallinelle. Fagiani, starne, colini della Virginia, beccaccini. E lepri, che per lui erano benedette. Altro che cercare di evitarle. Partecipai a una giornata tipica, in tal senso. Una gran cacciata a fagiani in un pioppeto inselvatichito a robinie. Facemmo due fagiani ben selvatici: fermati, guidati e riportati perfettamente. Poi la Norma alza la testa, la gira di qua, di là, giù, su ... e parte ... Non notai se, correndo, aveva il naso a terra, ma non mi pare. Galoppo, trotto? I cacciatori sanno che il cane sulla pista di una lepre ben raramente produce trotto o galoppo perfetti: è un misto dei due e, se il cane mette giù il naso cercando di galoppare, lo fa a zampe anteriori un po' divaricate. Insomma, viene fuori un'andatura estremamente scomposta e intervallata da momenti di passo rapidissimo. Fu ciò che vidi io. Che sparai alla lepre scarseggiandola, e la vedemmo andar via male. Altra performance della Norma, che si mise in pista e tornò venti minuti dopo con la lepre in bocca. Era il mese di novembre, e ai confini del bosco c'era campagna aperta. Trecento metri più in là un'immensa marcita. La Norma entra a testa alta e va avanti a lunghe diagonali. Poi si mette in linea retta su uno dei canali principali ... alza la testa, al punto che mi parve addirittura in verticale ... fila ... ferma. Va su solo il Ceresa (marcita bagnata, meglio non far inviperire il fittavolo), parte un beccaccino venti metri davanti al cane e lui lo tira giù. Riporto da manuale. Quell'anno il Ceresa prese, mi par di ricordare, 11 o 12 lepri. L'anno dopo, a fine aprile, vinse la prima gara di caccia pratica a cui partecipò. E altre ne seguirono.
Di come la pensasse Amaldi, ho già parlato.
Come la penso io veramente? La penso come il Ceresa, che era anche il miglior addestratore che io abbia conosciuto. Ma sono anche convinto che al giorno d'oggi le mie convinzioni non sarebbero remunerative. Per il semplice fatto che allora la selvaggina era ancora abbastanza abbondante e varia, e in certe zone della pianura Padana ci si poteva ancora divertire. Cosa volete che influisse la cacciata di una lepre, quando poi nella stessa uscita il bracco aveva modo di praticare con consistenza anche gli aspetti più nobili del suo comportamento? Un bel niente, influiva. E c'era un altro aspetto molto importante: quasi dappertutto, in provincia, i cacciatori, volendo, potevano trascorrere la stagione venatoria cacciando fruttuosamente nella zona attorno a casa loro. Il che significava che anche i meno abbienti, proprietari di un buon cane, potevano praticare la caccia ogni santo giorno che essa fosse aperta, se le ferie c'erano o la professione comunque lo consentisse. E il cane veniva costantemente allenato, viveva col padrone, sapeva cosa il padrone volesse e alla fine, a caccia, diventava tutt'uno con lui. Oggi per realizzare la stessa situazione occorre disporre del doppio del tempo (minimo), di una automobile, di situazione finanziaria discreta ed essere disposti fare tanti chilometri. Probabilmente con risultati molto più scarsi. La cagna del Ceresa non veniva messa a terra quando partiva dietro una lepre. Ma io sì che, potendo, il Pedro a terra lo mettevo. Perchè già tra me e lui c'era un'enorme differenza: lui a caccia ci andava tutti i giorni e la cagna l'aveva sempre con sè, caccia o non caccia. E il guinzaglio non lo vedeva mai, tanto era sapiente, la cagna. Io invece ci andavo quando potevo (e ci andavo di spesso, credetemi) e il mio cane, rispetto al suo, a caccia ma anche in gara, era un analfabeta. Oggi da quello che vedo, ci si arrabatta come si può. E, possedendo un buon cane, è certo consigliabile tenerlo da conto, tenendolo lontano da lepri e ungulati, correggendolo nel modo migliore, portandolo a starne o altra selvaggina nobile e affidandolo (ultima ratio) a un addestratore. Se se ne ha la possibilità.
Nelle foto: Pedro - ferma e riporto di coturnice.Commenta
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io possedevo un Bracco, Laerte, che ha conseguito numerosi Cartellini anche a starne e soprattutto concorrendo con i continentali esteri ed é stato l'unico Bracco Italiano a vincere la coppa italia continentali a singolo ,ma aveva alcuni difetti :
non era trottatore naturale e aveva tendenza ad abbassare il capo durante il trotto
perché era assatanto sul pelo e , giovanissimo, dovetti correggerlo in modo molto, ma molto energico, perché si comportava come un eccellente segugio ed avevo perfino il dubbio che non fermasse perché, sempre da giocanissimo , a testa bassa arrivava spesso a sfrullare.
Se non fosse stato corretto, non sarebbe stato utilizzabile venatoriamente e certamente non avrebbe fatto la carriera che ha fatto ,comunque anche quando era diventato un gran cane, una certa tendenza ad abbassare il capo l'ha sempre mantenuta e insieme una grande propensione verso la lepre. Mi ricordo che a Piacenza in Trebbia, giudice Colombo Manfroni, fece un turno buonissimo e dopo aver fermato e essersi mantenuto corretto su una fagiana, concluse con una ferma statuaria in un campo di erbacce, ma ben visibile da tutti, mi avvicinai per concludere e parti' una lepre che invece di allontanarsi , corse verso il cane passandogli sotto il naso, era troppo per Laerte che la insegui abbaiando e meritandosi invece del CAC un CQN .
Direi che non ci sono regole, ogni cane é una storia a se', c'é quello che si corregge con un urlo e quello che richiede ben altri interventi e comunque il "pistare" non é auspicabile per nessun cane da ferma, se non quando debba recuperare un animale ferito ( gli inglesi non volevano che i loro cani riportassero, proprio per non obbligarli in nessun caso a mettre il naso in terra)lucioCommenta
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Quello che si doveva evincere da quanto ho scritto è che quei cani, almeno quelli di cui ho parlato, il naso per terra , lepre o non lepre, proprio non ce lo mettevano. La lepre si può braccare anche senza mettercelo per terra, il maledetto naso: ma per riuscire a farlo, è chiaro che il maledetto naso bisogna avercelo anche molto buono. I cani di cui ho parlato avrebbero potuto cacciarle tutti i giorni, le stramaledette lepri, e poi tornare a fermare beccaccini e starne alla grande. Come in effetti facevano. Se un cane mette il naso a terra è perché, lepre o non lepre, è portato LUI a farlo, ce l'ha stampato nel DNA.
Prima di avere i miei bracchi, sono andato a caccia per anni con un meticcio, nato dal fortuito accoppiamento tra un segugio e una pointer, entrambi fortissimi nella loro specialità. Era una femmina, piuttosto piccola ed era il cane più tosto che si possa immaginare. Simba si chiamava, e fermava tutto, e riportava tutto. Non cose di gran classe, questo è chiaro, ma le faceva regolarmente e le mantenne fino alla morte, a 14 anni. Nello stesso tempo la Simba era una fortissima cacciatrice e braccatrice di lepri e ungulati. Una volta mi stette via tre giorni (non tre minuti) dietro un cervo, gli alpigiani la sentivano braccare su per le valli. Tornò a casa, si mangiò una marmitta di zuppa e dormì dodici ore. S'era ai primi d'ottobre e qui da noi allora c'erano delle belle paludi, orlate da corone di gerbidi che erano un grande richiamo per le quaglie di passo. E c'era, in quel ottobre caldo, un certo passo tardivo di quaglie. Andammo giù con la Simba, subito dopo la battaglia col cervo, e facemmo per tre giorni consecutivi un carniere sopra le 10 quaglie. Tutte fermate e riportate.
Se c'era un cane che, cacciando la lepre o altro pelo, avrebbe dovuto traviarsi completamente, quello era lei, che proprio nel DNA aveva geni da segugio. Invece niente, ha mantenuto la doppia caratteristica per tutta la vita.
E andiamo cianciando che un bracco italiano (il primo, grande, magnifico, raffinato fermatore del mondo e della storia) si possa far deviare da una cacciata alla lepre?
Ma scherzeremo, spero.
Oppure, saremo anche i primi addestratori del mondo, ma, quanto a cacciatori ... Eh?
Nella foto: Pedro e SimbaFile allegatiCommenta
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i cani possono avere molte cose nel DNA, ma altrettante possono imparararle o disimpararle perché poco seguiti o mal condotti .
Non si nasce con tutte le doti inculcate, molte si acquistano , positive e negative ed il bracco italiano messo insieme ai segugi si mette a scagnare la lepre .
Gli italiani, come i francesi i tedeschi e tanti altri, non sono assimilabili tutti alla stessa stregua di valentia venatoria , ce ne sono di ottimi di buoni e di scadente, come in tutto il mondo , ma diverse sono le tradizioni e le abitudini venatorie e non permetterei mai di fare classifiche di questo tipo né di fare certi apprezzamenti (meglio deprezzamenti) come addestratori di cani da prove , i risultati non li ho inventati io , sono davanti agli occhi di tuttilucioCommenta
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