oberkofler, non è difficile capire la qualità e distinguere un prodotto
da un altro. Tale scopo si può raggiungere con 2 strade: calcolo economico e/o analisi chimico-fisica e test biochimico-fisiologici. Come considerare il tuo "giusto"? Dato che il secondo sistema non è da tutti applicabile (a me lo ha fatto gratis un gruppo di ricercatori universitari), facciamo i "conti della serva".
Partiamo dal presupposto che un sacco scontato costi 30 euro (20 Kg) al pubblico e facciamo la strada a ritroso come in un film. L'iva? 20 %. E siamo a 24 E. Facciamo finta che il trasporto costi 1 E (ma non è vero). Siamo a 23 E. Il confezionamento? 1 E (questo sono sicuro). Siamo a 22 E. Affitto o manutenzione della filiera 75 cent/kg (compreso personale addetto alla produzione). Siamo a 21,25 E. Spese della ditta tra cui, personale dipendente, affitto locali, luce, acqua, gas, ecc,
75 cent/kg. Siamo a 20,5 al sacco. Dato che cmi sono tenuto stretto, facciamo 20.
Vuol dire che al costo vale 1 E/kg. Se in questo kg c'è il 10 % di acqua (umidità), per l'acquirente il valore reale è 0,9 E/Kg. Possiamo anche tornare a considerare 1 E per le integrazioni aggiunte (vitamine, minerali, ecc). Tieni conto che non ho considerato le spese di stoccaggio (affitto locali, personale addetto, macchinari per la movimentazione, ecc).
Per un prodotto venduto esclusivamente in via diretta (produttore-acquirente), diciamo che dovrebbe essere "sufficientemente "buono"
(mancando test biochimici...).
Ma un mangime che segue la filiera produttore-commerciante- acquirente?
Facciamo 2 conti.
L'unica spesa mancante è il ricarico del commerciante al dettaglio.
Diciamo che mediamente si aggira sul 100%, anche tenendo conto che
il produttore s'impegna a ritirare lo scaduto eccedente. In effetti, nella stragrande maggioranza dei casi (cioè ditte che non sono riconosciute come leader di mercato), la formula contrattuale tra produttore e negoziante è proprio questa: gli scaduti vengono sostituiti alla pari. Questo costo (per il produttore) viene compensato dalla pubblicità (esposizione nei punti vendita) e dalla distribuzione sul territorio dei negozi che trattano tale mangime. Daltr'onde, la legge del mercato è proprio la visibilità e la rete distributiva capillare. Quindi, un sacco da 20 Kg che costa al pubblico 30 E, quanto costa alla ditta produttrice (e che guadagno ha) tenendo conto del ricarico del commerciante? Se al commerciante costa 0,75/Kg bello che confezionato e consegnato in bottega, quanto costa il prodotto finito al produttore prima della partenza?
Fate voi i conti e capirete la qualità che può avere ciò che avete acquistato.
Il terzo caso è la doppia via di distribuzione, cioè sia la prima che la seconda contemporaneamente. Un produttore di un mangime che utilizza la doppia via di distribuzione ha accordi ben specifici con i commercianti al dettaglio. In effetti, egli si deve impegnare a non scendere sotto un certo prezzo al pubblico nemmeno per forniture di una certa consistenza. Se così non fosse, Pinco Pallino, dopo aver acquistato la novità suggerita dal commerciante, entrando in internet per saperne di più di ciò che ha appena acquistato, scoprirebbe che lo stesso prodotto poteva acquistarlo ad un prezzo inferiore... Ed in più farselo consegnare a casa, risparmiandosi anche la rottura di andarlo a prendere al negozio. Le rimostranze e/o la perdita del cliente (da parte del negoziante) sarebbero
garantite. Siccome secondo me i commercianti non sono scemi, ovviamente un accordo per mettersi al sicuro da tale incoveniente lo fanno di certo. Quale commerciante si metterebbe d'impegno a vendere un prodotto che un acuirente compera allo stesso prezzo (od a prezzo inferiore) via internet direttamente dal produttore? Se ci pensi, vendere un sacco per fare la pubblicità a chi lo vende a meno non mi pare sia molto redditizio! Quindi, tenendo conto del ricarico del commerciante, il tal mangime comparirà sullo scaffale solo se il prezzo d'acquisto gli permette di essere più o meno allineato con la vendita on-line.
Altri dubbi?
---------- Messaggio inserito alle 02:21 PM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 02:17 PM ----------
ah, no no... oggi mi sono già abbastanza consumato le dita per oberkofler... ma non era più semplice il nick oktoberfest?
da un altro. Tale scopo si può raggiungere con 2 strade: calcolo economico e/o analisi chimico-fisica e test biochimico-fisiologici. Come considerare il tuo "giusto"? Dato che il secondo sistema non è da tutti applicabile (a me lo ha fatto gratis un gruppo di ricercatori universitari), facciamo i "conti della serva".
Partiamo dal presupposto che un sacco scontato costi 30 euro (20 Kg) al pubblico e facciamo la strada a ritroso come in un film. L'iva? 20 %. E siamo a 24 E. Facciamo finta che il trasporto costi 1 E (ma non è vero). Siamo a 23 E. Il confezionamento? 1 E (questo sono sicuro). Siamo a 22 E. Affitto o manutenzione della filiera 75 cent/kg (compreso personale addetto alla produzione). Siamo a 21,25 E. Spese della ditta tra cui, personale dipendente, affitto locali, luce, acqua, gas, ecc,
75 cent/kg. Siamo a 20,5 al sacco. Dato che cmi sono tenuto stretto, facciamo 20.
Vuol dire che al costo vale 1 E/kg. Se in questo kg c'è il 10 % di acqua (umidità), per l'acquirente il valore reale è 0,9 E/Kg. Possiamo anche tornare a considerare 1 E per le integrazioni aggiunte (vitamine, minerali, ecc). Tieni conto che non ho considerato le spese di stoccaggio (affitto locali, personale addetto, macchinari per la movimentazione, ecc).
Per un prodotto venduto esclusivamente in via diretta (produttore-acquirente), diciamo che dovrebbe essere "sufficientemente "buono"
(mancando test biochimici...).
Ma un mangime che segue la filiera produttore-commerciante- acquirente?
Facciamo 2 conti.
L'unica spesa mancante è il ricarico del commerciante al dettaglio.
Diciamo che mediamente si aggira sul 100%, anche tenendo conto che
il produttore s'impegna a ritirare lo scaduto eccedente. In effetti, nella stragrande maggioranza dei casi (cioè ditte che non sono riconosciute come leader di mercato), la formula contrattuale tra produttore e negoziante è proprio questa: gli scaduti vengono sostituiti alla pari. Questo costo (per il produttore) viene compensato dalla pubblicità (esposizione nei punti vendita) e dalla distribuzione sul territorio dei negozi che trattano tale mangime. Daltr'onde, la legge del mercato è proprio la visibilità e la rete distributiva capillare. Quindi, un sacco da 20 Kg che costa al pubblico 30 E, quanto costa alla ditta produttrice (e che guadagno ha) tenendo conto del ricarico del commerciante? Se al commerciante costa 0,75/Kg bello che confezionato e consegnato in bottega, quanto costa il prodotto finito al produttore prima della partenza?
Fate voi i conti e capirete la qualità che può avere ciò che avete acquistato.
Il terzo caso è la doppia via di distribuzione, cioè sia la prima che la seconda contemporaneamente. Un produttore di un mangime che utilizza la doppia via di distribuzione ha accordi ben specifici con i commercianti al dettaglio. In effetti, egli si deve impegnare a non scendere sotto un certo prezzo al pubblico nemmeno per forniture di una certa consistenza. Se così non fosse, Pinco Pallino, dopo aver acquistato la novità suggerita dal commerciante, entrando in internet per saperne di più di ciò che ha appena acquistato, scoprirebbe che lo stesso prodotto poteva acquistarlo ad un prezzo inferiore... Ed in più farselo consegnare a casa, risparmiandosi anche la rottura di andarlo a prendere al negozio. Le rimostranze e/o la perdita del cliente (da parte del negoziante) sarebbero
garantite. Siccome secondo me i commercianti non sono scemi, ovviamente un accordo per mettersi al sicuro da tale incoveniente lo fanno di certo. Quale commerciante si metterebbe d'impegno a vendere un prodotto che un acuirente compera allo stesso prezzo (od a prezzo inferiore) via internet direttamente dal produttore? Se ci pensi, vendere un sacco per fare la pubblicità a chi lo vende a meno non mi pare sia molto redditizio! Quindi, tenendo conto del ricarico del commerciante, il tal mangime comparirà sullo scaffale solo se il prezzo d'acquisto gli permette di essere più o meno allineato con la vendita on-line.
Altri dubbi?
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ah, no no... oggi mi sono già abbastanza consumato le dita per oberkofler... ma non era più semplice il nick oktoberfest?
e' abbastanza comune in AA
grazie della spiegazione
ciao
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